LADISPOLI - Hanno già ottenuto il sostegno delle amministrazioni di Fiumicino e Cerveteri. E ora anche quella ladispolana è pronta ad ascoltare le loro richieste e i motivi della loro protesta. Una protesta che va avanti dal 5 febbraio, quando gli agricoltori del litorale hanno deciso di unirsi al resto della categoria italiana, nella loro battaglia per la salvaguardia del loro lavoro e soprattutto dei beni alimentari Made in Italy. «Siamo sull'Aurelia dal 5 febbraio - ha spiegato l'agricoltore ladispolano, Roberto Seri - e non molleremo proprio ora». Alla base della protesta il caro prezzi, guadagni sempre più bassi se non addirittura pari a zero per chi, prima che sorga il sole, si rimbocca le maniche prendondosi cura dei propri campi per garantire ai consumatori cibo di qualità: dalla carne al latte passando per frutta e verdura. Una crisi, quella della categoria, che va avanti da anni e che ora rischia di acuirsi ancora di più a causa delle norme europee sempre più stringenti e di una concorrenza (con paesi esteri) definita in più occasioni «sleale». «L'Italia - aveva spiegato il portavoce del presidio di Torrimpietra Guido Marini - è il Paese con la maggior sicurezza e controllo sugli alimenti in Europa e al mondo. Negli altri Paesi è permesso l'uso di prodotti qui vietati. Per loro (per gli altri, ndr) è dunque più semplice coltivare con i prodotti che costano meno». Concorrenza sleale insomma. «La grande distribuzione ci sta affossando», gli fa eco l'agricoltore etrusco, Giuseppe De Angelis. «I costi delle nostre materie prime hanno superato i ricavi che otteniamo dalla vendita del nostro prodotto». E di questo si è continuato a parlare anche in questi giorni in alcuni incontri con i colleghi degli altri presidi, come quello di Nomentana. Obiettivo: studiare il da farsi. «È chiaro che cerchiamo anche un sostegno da parte delle amministrazioni locali e per questo, dopo essere stati sotto al comune di Cerveteri, ora si andrà a Ladispoli». Appuntamento questo pomeriggio alle 16 circa sotto al palazzetto comunale. «È un momento molto delicato questo, la categoria sta soffrendo tantissimo ma ha avuto un'impennata di orgoglio anche perché - spiega ancora Seri - non si poteva più stare in silenzio accettando passivamente qualsiasi decisione calata dall’alto dall’Europa. E ora siamo qui a far sentire la nostra voce».

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