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TARQUINIA – Avvisi di garanzia a seguito dell’inchiesta sull’inquinamento del fiume Marta, partita da un esposto del sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi. La Procura della Repubblica di Civitavecchia, pm Marina Manni, ha iscritto nel registro degli indagati i vertici di Talete spa, le aziende che si occupano della depurazione delle acque del fiume Marta e alcuni amministratori.
Nel mirino della Magistratura, il lavoro della Talete e del suo amministratore Salvatore Genova, indagato insieme al direttore tecnico Alessandro Fraschetti, il direttore dell’area tecnica Fabio Giorgi e il responsabile degli impianti di depurazione Roberto Ercoli. Avvisi di garanzia anche per la Ecologia DiMarcantonio sas e per la Ecologia Verzilli srl. Tra gli indagati anche il sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi e con lui la responsabile del settore ambiente Valentina Troiani, anche se proprio da Tarquinia è partito l’esposto.
Gli uomini dei Carabinieri Forestali hanno notificato gli avvisi questa mattina.
A distanza di un anno, dunque, la Procura di Civitavecchia ha chiesto di effettuare degli esami più approfonditi. Gli avvisi di garanzia permetteranno ora, a ciascuno degli indagati, di partecipare con i periti di parte.
L’inchiesta, come si ricorderà, è partita a luglio dello scorso anno, dopo che Goletta Verde di Legambiente aveva reso noti i dati sull’inquinamento delle acque antistanti la foce del fiume. L’esposto venne presentato dall’avvocato Paolo Pirani per conto del Comune di Tarquinia, allarmato dai dati, dai quali emergevano cariche batteriche oltre la soglia consentita. Dati che peraltro, in un secondo momento, vennero confermati anche dall’Arpa Lazio.
Nell’immediatezza dei primi dati di Goletta Verde di Legambiente - riportati da tutti i media, anche nazionali -, il sindaco Giulivi aveva voluto subito avviare un’azione a tutela del territorio, dando incarico all’avvocato Paolo Pirani di presentare un esposto-denuncia presso la Procura di Civitavecchia, competente per territorio, al fine di determinare eventuali responsabilità di una situazione di inquinamento che, oltre a danneggiare l’immagine del territorio a vocazione turistica, rischiava di rappresentare un grave danno per l’ambiente e la salute. Il Comune di Tarquinia sin da subito aveva voluto vederci chiaro, una volta per tutte, sulle cause esatte all’origine del forte inquinamento alla foce del Marta. La presenza di batteri fecali registrati dai rilievi effettuati, quali Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, riconducono infatti all’ipotesi di scarsa o assente depurazione. Un possibile inquinamento che potrebbe cioè giungere dagli impianti di depurazione di tutti quei comuni situati a monte di Tarquinia che attraverso corsi d’acqua di varia natura raggiungono il fiume Marta. La denuncia querela del Comune di Tarquinia venne pertanto presentata nei confronti di tutti i gestori degli impianti di depurazione di acque reflue e nei confronti di coloro che, a diverso titolo, avrebbero potuto contribuire al reato di inquinamento ambientale. Il Comune di Tarquinia sollevò quindi dubbi sul funzionamento dei sistemi di bonifica delle acque ex Cobalb, nel comune di Marta da dove il fiume nasce, e quelli dei depuratori alle porte di Viterbo, che si occupano della depurazione degli scarichi nel fiume Urcionio, tra gli affluenti.
Il sindaco Giulivi da parte sua si è detto sorpreso nel ricevere l’avviso di garanzia: «Ci è stato notificato l’atto per consentire l’effettuazione di prelievi e campionature delle acque del fiume Marta. Sono rimasto stupito dal fatto di essere nella lista degli indagati invece che in quella delle parti offese visto che, se l’inchiesta ha avuto inizio, lo si deve all’esposto da me firmato e presentato alla Procura di Civitavecchia. Come sindaco pro tempore ho fatto il mio dovere, denunciando il fatto».
PRESUNZIONE DI INNOCENZA Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. La presunzione di innocenza si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”
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