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CIVITA CASTELLANA - Mentre gli organi ufficiali non si sono ancora pronunciati, il caso della Madonnina di Trevignano Romano e della sedicente veggente Gisella Cardia continua a tenere banco su giornali e televisioni nazionali.
Come noto, circa un mese fa la Diocesi di Civita Castellana ha avviato un’investigatio previa, con la costituione di una commissione di esperti per accertare la natura delle lacrime di sangue della Madonnina. Il volto della statuina, infatti, si sarebbe più volte bagnato di lacrime di sangue e, il giorno 3 di ogni mese da quasi 5 anni, folle di persone si sono radunate in preghiera sul luogo dove sorge la statua, alle porte del paese lacustre. E’ accaduto anche lunedì scorso, quando la signora Gisella si è però sottratta alle telecamere dei giornalisti e non sono mancati momenti di tensione.
Insomma, è ancora presto per dire se si tratti di un fenomeno da prendere sul serio o se, invece, sia frutto di suggestione. «Sono arrivato da un mese. Sto istituendo una commissione diocesana per una indagine previa», aveva fatto sapere il vescovo Marco Salvi. Nel frattempo, tuttavia, ieri diverse trasmissioni televisive (Mattino 5 e Pomeriggio 5, nello specifico) hanno rilanciato un’indiscrezione importante: «Il sangue non sarebbe umano». Sarebbe questo l’esito della prima indagine avviata dall’allora vescovo Romano Rossi, nel 2016, di concerto con i carabinieri del reparto investigazioni scientifiche.
La stessa Cardia, in effetti, aveva confermato davanti alle telecamere l’esecuzione dei rilievi sulla statua della Madonnina. Su questo, tuttavia, manca l’ufficialità degli organi incaricati: per questo si resta sul piano delle indiscrezioni ed usare il condizionale è d’obbligo.
Dal canto suo, il vescovo emerito Rossi aveva fatto sapere che «il mio sostegno è sempre stato per il rosario non per le apparizioni sulle quali nessuno mai si è pronunciato. Ognuno - aveva aggiunto all’Adnkronos - è libero di dire quello che vuole e io non posso dire “non lo hai visto”. All’epoca in cui ero a capo della Diocesi mi era stata chiesta l’autorizzazione di ritrovarsi una volta alla settimana per la recita del Rosario e non potevo certo oppormi alla preghiera del rosario». Il che, intendeva dire il presule, non significa avallare la tesi della veggente.