«Se la costituzione italiana è stata scritta dagli italiani si deve ai partigiani. Oggi è tornato di moda il termine nazione, ma il nazionalismo porta alla guerra. Noi preferiamo il concetto di patria, e chi si riconosce nei valori del 25 aprile è un patriota. E quei parlamentari della nostra circoscrizione che sistematicamente disertano le celebrazioni del 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo, questi parlamentari non sono patrioti e noi non possiamo non dubitare della loro lealtà verso la patria, verso la nostra costituzione, democratica e antifascista, nata dalla Resistenza». Così Enrico Mezzetti, presidente Anpi, nel suo intervento in occasione della festa di Liberazione. Le celebrazioni del 25 aprile sono partite oggi con un corteo che si è mosso alle 9,15 da Porta Romana.

La lunga fila di bandiere e striscioni poco dopo è arrivata al cospetto dell’ingresso del liceo Mariano Buratti, dove è stata deposta una corona di alloro sotto la lapide in sua memoria. Poi dopo il suono della tromba che intonava il silenzio e gli onori delle autorità, un giovane studente del liceo ha letto le motivazioni che accompagnavano il conferimento della medaglia di argento al valore al partigiano, al martire Mariano Buratti. Poi il lungo corteo è ripartito alla volta di piazza del sacrario.

Qui ad attenderlo schierate le massime autorità civili, militari e religiose della città.

Tra queste: il prefetto Gennaro Capo, la sindaca chiara Frontini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, il questore Fausto Vinci, il comandante provinciale dei carabinieri Massimo Friano e i rappresentanti delle forze armate, il vice presidente del consiglio regionale, Enrico Panunzi.

Osservate da una folla silenziosa le due corone di alloro sono state poste sotto la lapide ai partigiani accanto alla chiesa degli Almandini e di fronte al sacello dei caduti.

«Questa giornata rappresenta un momento di riflessione di straordinaria importanza per tutti noi. - ha detto la sindaca - Ricordare i valori del 25 aprile e una necessita, un imperativo, un valore da ribadire a cui mai rinunciare. A distanza di quasi 80 anni ci ritroviamo ancora una volta in questa piazza di fronte al monumento ai caduti di tutte le guerre, a celebrare la liberazione e a riflettere insieme sul valore e sul significato di questa ricorrenza, spesso ancora oggetto di polemiche fuori dal tempo che appassionano i pochi cultori di una nostalgia di un passato di cui nessuno senta la mancanza. Un passato che ci porta alla dittatura prima, e alla guerra civile poi. Pagine drammatiche della nostra storia che, nonostante la liberazione dal fascismo, continuano ad alimentare divisioni, e che ancora oggi impediscono ad alcuni italiani di condividere un sentimento di pacificazione nazionale, intesa come un momento collettivo di comunione, che è cosa ben diversa dalla parificazione che tende a non fare differenza tra vittime e carnefici, tra bene e male. Le parole d’ordine di oggi sono le stesse di allora: democrazia, libertà, diritti, giustizia ed equità, questi sono valori che dobbiamo difendere e interpretare nella prospettiva di oggi. La celebrazione del 25 Aprile non solo serve per continuare a onorare la memoria di chi ha sacrificato la vita per il nostro paese, ma anche per ricordare a tutti noi che dobbiamo continuare a difendere e preservare quei valori per cui hanno combattuto».

Il presidente della Provincia Romoli nel suo intervento ha ribadito l’importanza di rimanere sempre vigili affinché gli errori del passato non si ripetano.

«Non potremo mai onorare a sufficienza chi ha dato la vita, o chi ha sacrificato parte di essa, per regalarci la libertà - ha detto Romoli - Ma a loro possiamo promettere certamente una cosa: quella libertà noi la difenderemo, con le unghie e con i denti. Il 25 Aprile del 1945 i nostri nonni ci hanno passato infatti un testimone fatto di pace e democrazia. Portarlo avanti è ora un nostro dovere, per amore dell’Italia e dei nostri figli».