Rubinetti a secco da una parte, dall'altra acqua contaminata da arsenico e altri patogeni e in più pagata a carissimo prezzo. È la fotografia della situazione idrica nella provincia di Viterbo, su cui incombe inoltre la cessione del 40% delle quote societarie di Talete ai privati, scattata da Non ce la beviamo che, insieme ad altri comitati per l’acqua pubblica e ai consiglieri comunali di Vallerano, Civita Castellana e Tuscania, ha manifestato ieri davanti alla sede della Provincia con indosso degli accappatoi. Paola Celletti ha rinnovato l'appello a tutti i sindaci del Viterbese “a non cedere la nostra acqua ai privati. Noi abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati ma abbiamo sempre trovato il portone chiuso”.

“Oggi (ieri ndr.) abbiamo scritto una lettera aperta inviata al prefetto e al presidente della Provincia e dell’Ato Alessandro Romoli, contenente le nostre proposte e la richiesta di un incontro immediato”. Missiva di cui è stata data lettura in piazza, in cui si rimarca che “non sarà la cessione di un pacchetto azionario ai privati a risolvere decenni di mancate risposte” e si esprime “preoccupazione per il timore della permanenza dei disservizi a fronte di tariffe ancora più alte”. Tra le proposte: la richiesta, avanzata da anni e ribadita anche ieri, di un tavolo con le istituzioni nazionali e regionali; la valutazione batteriologica dei pozzi a fronte dell’alto tasso di mortalità nella Tuscia per varie forme di neoplasie; gli sgravi sulle bollette dei periodi in cui il servizio idrico è interrotto; la sospensione della gara per l'ingresso dei privati nella Spa idrica. Oltre a una capillare, immediata e trasparente comunicazione alla popolazione sulla potabilità dell’acqua, “non solo tramite via telematica, modalità che penalizza soprattutto le fasce più fragili come gli anziani”. La dottoressa Antonella Litta, che come Isde Medici per l'ambiente da quasi 20 anni segue la vicenda dell'arsenico con riferimento all'impatto sulla salute, ha esortato le istituzioni ad ascoltare la comunità scientifica. “Esistono tecnologie utilizzate in alcuni Paesi europei che riducono a 0 l'esposizione all'arsenico, tra cui delle membrane che tra l'altro costano molto meno rispetto ai dearsenificatori” ha sottolineato per poi rimarcare che “gli studi effettuati nella provincia di Viterbo evidenziano il più alto indice di patologie neoplastiche, di tumori”.

Tra gli interventi degli esponenti dei comitati presenti sul territorio provinciale, emblematico quello di Massimiliano Gualdi del comitato per l'acqua pubblica di Fabrica di Roma. “Abbiamo un'emergenza sanitaria. Dal 2016 nel nostro paese si susseguono le ordinanze di non potabilità dell'acqua. Dobbiamo bollire l'acqua per 15 minuti anche per lavarci i denti. Ci dicono di farlo, peccato che con la bollitura i livelli di arsenico aumentino”.

“Vogliamo acqua pubblica ma soprattutto salubre” ha incalzato. A fronte anche della presenza di casi di legionella. “In questo periodo - ha proseguito - manca l'acqua perché è diminuita la pressione a seguito dell'accensione contemporanea di 5 dearsenificatori, il cui funzionamento richiede un’enorme utilizzo di acqua. Non solo, stanno provocando anche lo scoppio di molti contatori”.

In tutta questa odissea lunga quasi 10 anni “le bollette però sono sempre arrivate”. Esasperati dal permanere della situazione di criticità, ora “a Fabrica un gruppo di cittadini ha deciso di promuovere azioni legali”.

Ribadendo che più che mai oggi “è evidente come il modello privatistico Talete sia fallimentare” - circa il 50% della risorsa idrica si disperde nelle reti fatiscenti e le tariffe sono tra le più alte d'Italia - i comitati per l'acqua pubblica hanno ribadito il no alla mercificazione dell'oro blu in nome del profitto. “Il voto popolare al referendum del 2011 non va tradito, occorre lavorare per restituire l’acqua ai territori” affermano i manifestanti che hanno concluso ricordando che “la questione idrica riveste altissima priorità politica sia perché sul territorio è a rischio la salute sia perché l'accesso all'acqua sicura è un diritto universale e non un lusso per pochi”.