«La Provincia avvia l’azione di ricorso perché le osservazioni presentate a Sogin non sono state tenute in debita considerazione e perché disconosciamo anche la parte istruttoria della procedura che ha portato alla redazione della Carta delle aree idonee».

Il presidente della Provincia Alessandro Romoli ha introdotto così i lavori dell’assemblea dei sindaci tornata a riunirsi ieri per ribadire il no della Tuscia al deposito nazionale delle scorie nucleari.

Un incontro per fornire chiarimenti e indicare le linee operative ai Comuni. Ossia come passare dalla fase delle azioni da intraprendere enunciate, e approvate all’unanimità a dicembre sia dal consiglio provinciale che dalla stessa assemblea, all’attuazione delle stesse.

In particolare sul come muoversi a livello procedurale per quanto riguarda il ricorso.

«Un ricorso pilota - ha specificato - che apre anche ad altre realtà non interessate in prima persona».

Una chiamata alle armi a tutela del territorio che intende coinvolgere anche quei Comuni che non rientrano nelle 21 aree individuate come idonee alla realizzazione dell'impianto che si svilupperebbe su un’estensione di 150 ettari. Struttura “di superficie” in cui verrebbero stoccati rifiuti nucleari ad alta e media attività.

A fornire indicazioni ai sindaci è stato l’avvocato Francesco Rosi dell’avvocatura di Palazzo Gentili, puntualizzando in primis che «l’11 febbraio è il termine ultimo per impugnare il provvedimento».

È quindi passato a evidenziare che per il ministero «la Cnai del 13 dicembre è un atto definitivo» nonostante «dalla pubblicazione non emerga la fase istruttoria né se sono state tenute in considerazione le osservazioni presentate nel seminario Sogin».

Inoltre ha rimarcato che «manca un parere essenziale, quello Isin».

Ha quindi fatto presente che «nel ricorso la Provincia, oltre a riassumere tutte le osservazioni, contesta la base, errata, su cui si fonda la Cnai che ha preso come riferimento una cartografia vecchia di 20-30 anni».

Per l’avvocato Rosi «nel ricorso complessivo presentato dall'ente di via Saffi l’adesione dei Comuni darebbe solidità alla posizione della Provincia e sottolineerebbe la non idoneità della Tuscia». Ai Comuni, sulle cui aree insistono i 21 siti individuati come idonei, il presidente Romoli ha consigliato «di fare ricorso in maniera autonoma per illustrare in maniera più specifica le osservazioni più specifiche» mentre «le altre amministrazioni potrebbero agganciarsi a quello presentato dall’amministrazione provinciale».

Assicurando la disponibilità della Provincia a dare supporto ai Comuni in prima linea, dopo l’atto deliberativo che ogni amministrazione varerà con la propria giunta, e a fare da raccordo.

Tra gli enti non inseriti nella Cnai c'è anche il comune di Viterbo. La sindaca Chiara Frontini, oltre ad aver votato a dicembre favore del ricorso, ieri in assemblea ha comunicato che «il 23 febbraio è stato calendarizzato un consiglio comunale straordinario sul deposito» invitando a partecipare il presidente Romoli e i sindaci del territorio.