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CIVITAVECCHIA – Un nulla di fatto quello che si è registrato questa mattina al Pincio a seguito dell’audizione della Commissione Ambiente per fare il punto sulla questione relativa al tema della sicurezza ambientale nell’area militare del Centro Chimico a Santa Lucia, al centro di recenti notizie e preoccupazioni legate alla presenza di sostanze chimiche pericolose, che hanno portato la Procura della Repubblica ad aprire un’inchiesta e a indagare venti persone. I vertici militari non erano presenti, come in precedenza annunciato, proprio per via dell’indagine in corso e al loro posto i rappresentanti della Asl Roma 4, la direttrice del Servizio Igiene e Sanità Pubblica Valentina Iannucci e il dottor Franco Albè, hanno risposto alle domande dell’organo di indirizzo e controllo in merito all’attuale situazione ambientale. Marginale il ruolo dell’assessore all’Ambiente Stefano Giannini, mentre al suo posto un irriconoscibile Ismaele De Crescenzo, oggi molto più istituzionalizzato nei panni di presidente della Commissione Ambiente rispetto ai tempi in cui calcava le piazze alla testa del comitato Cittadini Uniti contro l’Inceneritore al Centro Chimico, ha accetto le risposte della Asl Roma 4.
UN INCONTRO DELUDENTE, SENZA RISPOSTE CONCRETE
Il risultato dell’incontro lascia l’amaro in bocca: tre lettere del Comune indirizzate ad Arpa Lazio, Asl Roma 4 e Stato Maggiore dell’Esercito e due nuove convocazioni, una per venerdì alle 11 dove saranno ascoltati l’Acea – anche per sapere se ad esempio il serbatoio idrico di Santa Lucia sia stato oggetto di potenziali infiltrazioni – e l’Osservatorio Ambientale, con i sindaci che si riuniranno il giorno precedente. Un’altra invece il 5 agosto con i vertici della Asl Rm4 e Arpa. Tutto qua, niente di più. «Vogliamo vederci chiaro – ha dichiarato De Crescenzo a margine dell’incontro - è inaccettabile che ci sia un clima di non trasparenza sulla salute pubblica. Vogliamo capire cosa sta succedendo, siamo piuttosto preoccupati, ecco perché insieme alla Asl che ha avuto un atteggiamento molto collaborativo abbiamo deciso di attivare tutta una serie di procedure: convocheremo Arpa Lazio per coinvolgerla in tutta una serie di monitoraggi da fare nelle zone limitrofe».
PASSAGGI SUPREFLUI ACCOLTI INVECE COME GRANDI SUCCESSI
Il lavoro svolto in questi giorni si può sintetizzare in un’attesa di risposte che sarebbero già dovute arrivare al Pincio nel corso degli anni ma soprattutto nelle scorse ore – ore, non giorni – alla luce dell’allarme scattato con l’inchiesta sul Chimico. Nel maggio del 2016 il comitato Cittadini Uniti contro l’Inceneritore, portò i sindaci dei Comuni del Comprensorio a dare il via libera all’approvazione di un ordine del giorno attraverso il quale, nono solo veniva detto no al paventato ossidatore termico da realizzare all’interno della struttura militare di Santa Lucia, ma ci si impegnava insieme ad Asl e Arpa Lazio nel monitoraggio periodico dell’ambiente (acqua – aria – terra) nelle aree adiacenti il Cetli, dal momento che all’interno non era possibile entrare ed operare in quanto area militare. Cosa hanno fatto negli anni i sindaci e gli assessori all’Ambiente che si sono succeduti? Cosa hanno fatto Asl e Arpa? E soprattutto, hanno portato risposte in tal senso ieri in commissione o hanno ammesso candidamente di non aver preso minimamente in considerazione la questione negli ultimi 9 anni? Ma soprattutto, qualcuno queste domande in commissione le ha fatte o ci si è limitati ad accogliere l’argomento a piacere?
IL CASO ACEA E I TEMPI BIBLICI DEL PINCIO
Convocare Acea per sapere di eventuali rischi contaminazioni dei serbatoi idrici che servono la zona di Santa Lucia appare quantomeno bislacco. In presenza di un allarme così grosso, anche alla luce delle pregresse battaglie alle quali un intero territorio ha risposto partecipando attivamente, certe richieste, determinati accertamenti, vanno fatti nel giro di dodici ore al massimo. Anche perché si parla di eventuali dispersioni di roba come iprite e arsenico, i cui effetti sono devastanti sulla salute pubblica.
COMPITI E RESPONSABILITÀ DI COMUNE, ASL E ARPA
Arpa Lazio non effettua interventi di soccorso, ma in caso di emergenze ambientali interviene su richiesta delle Autorità competenti per valutare il rischio, identificare gli inquinanti e fornire informazioni concrete attraverso le quali mettere la Asl e soprattutto il Comune nella condizione di poter tutelare al meglio la salute dei cittadini. In un’ottica come quella legata alla questione Cetli, ha davvero senso attendere i tempi biblici di enti che dovrebbero e potrebbero intervenire in un regime di emergenza?
IL LAVORO DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
In tutto questo marasma, tra paure da parte dei cittadini, silenzi sospetti – anche il comitato Cittadini Uniti contro l’Inceneritore è risultato totalmente assente sulla questione – vecchie omissioni, fughe in avanti, ritardi inspiegabili, l’unica speranza rimane la magistratura. Venti indagati non sono certo poca cosa, ma alla Procura della Repubblica basterebbe prendere gli atti di ciascun Comune per vedere se gli impegni assunti nel 2016 dalle amministrazioni locali a tutela della salute pubblica siano stati disattesi oppure no. Sarebbe un fatto di giustizia, oltre che di tutela dell’incolumità collettiva. Civitavecchia e Allumiere – che sono i comuni maggiormente interessati al problema – ma anche Tarquinia, Ladispoli, Cerveteri, Santa Marinella, Tolfa, Montalto di Castro e Monte Romano presero degli impegni importanti nei confronti di una intera comunità attraverso atti pubblici che fanno fede. E il risultato è quello che oggi i cittadini stanno vivendo: apprensione, paura, sospetto e incertezza sul futuro.
LA RUMOROSA ASSENZA DI GINO DE PAOLIS
Che fine ha fatto il politico che un tempo lavorava all’interno del Centro Chimico e che una decina di anni fa ha rappresentato l’emblema della battaglia ambientalista 2.0? Dopo il suo passaggio in Regione Lazio non si è più visto né sentito, eppure l’impegno – non solo suo – di spingere per il riconoscimento SIN (Sito di interesse nazionale) di Civitavecchia così da mettere il territorio al riparo da altre aggressioni ambientali, lo ha palesato a più riprese e in tutte le sedi. Anche qui tutto si è ridotto a un nulla di fatto: tanto impegno da parte dei cittadini chiamati a raccolta dal Comitato (che portò in piazza a protestare oltre tremila persone) e totale indifferenza negli anni anche di fronte alla disponibilità messa nero su bianco dell’allora Ministero per consentire maggiori controlli e favorire ulteriori tutele per la collettività.