ALLUMIERE - In occasione della festa della Patrona di La Bianca, Nostra Signora di Lourdes, il parroco, don Salvatore Vitiello spiega la festività e lancia ai residenti ma anche a tutti i nostri lettori un importante messaggio, soprattutto ai malati. "Come da tutti saputo, la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Di Lourdes, cui la nostra parrocchia di La Bianca è titolata, ricorda le apparizioni della Vergine Maria a Lourdes, a cominciare dall'11 febbraio 1858. Protagonista di questo evento è una ragazza di nome Bernadette Soubirous, oggi annoverata tra la schiera dei Santi. Anticamente la festa si svolgeva il lunedì in Albis, poi fu spostata al 2 luglio, e ancora oggi in quest'ultima data, così come da programma concordato con il Consiglio Pastorale della nostra comunità, la si continua a festeggiare nella maggior parte delle località nelle quali è venerata la Madonna delle Grazie, custodita nel nostro Santuario Diocesano di Allumiere - spiega il parroco di La Bianca, don Salvatore Vitiello - durante la terza apparizione, il 18 febbraio, la Vergine parla per la prima volta: “Ciò che le devo dire, non è necessario scriverlo”. Questo significa che Maria vuole entrare, con Bernadette, in una relazione che è propria dell'amore, che si trova al livello del cuore di tutti noi. La tradizione narra che dopo aver bevuto l'acqua etichettata come di Lourdes, li credenti hanno riportato livelli più elevati di gratitudine, felicità e soddisfazione. Oltre il 70% delle intervistate ha riferito formicolii in diverse parti del corpo e sensazione di calore. Pensate che dal 1858 sono state riportate 7.500 guarigioni inspiegabili e sono stati riconosciuti 70 miracoli. Carissimi la malattia, come ci ricorda Papa Francesco, fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando. Perciò, vi invito a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza".

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