di ENRICO CIANCARINI
Indro Montanelli scrisse di lui: “… del Giro d’Italia e di quello di Francia sapeva tutto, meno chi avesse vinto la tappa, perché per strada si era fermato a una trattoria famosa per i suoi arrosti o per il baccalà, di cui il suo articolo illustrava le delizie”.
Parliamo di Orio Vergani (Milano 1898 – 1960) celebre giornalista, uomo di cultura e grande appassionato della cucina italiana tanto da fondare nel 1953, insieme ad un gruppo di amici, l’Accademia Italiana della Cucina dal cui sito internet ho tratto il bel ricordo di Montanelli.
Fu l’inviato speciale del Corriere della Sera per trentaquattro anni occupandosi di politica, cultura e soprattutto di sport. Fu definito per questo il maestro del giornalismo sportivo italiano.
Nel 1951, anticipando in qualche modo la creazione dell’Accademia, pubblicò un articolo sul Corriere d’Informazione del 26/27 marzo intitolato “Salvare i tesori della nostra cucina tipica. Perché non creare una Commissione del Palato che tuteli di fronte all’invadenza dello standard il paesaggio gastronomico d’Italia?”.
Rincorrendo questa sua grande passione per il patrimonio gastronomico italiano, quando seguiva il Giro d’Italia o altre gare ciclistiche infarciva le cronache delle varie tappe con appetitosi riferimenti alla cucina della località in cui transitavano i corridori.
E anche Civitavecchia con la sua zuppa di pesce fu celebrata in due suoi articoli.
Giro d’Italia del 1939; quinta tappa da Grosseto a Roma per una distanza di 222 chilometri. A Civitavecchia i ciclisti poterono sostare alcuni minuti per rifocillarsi.
Sul Corriere della Sera del 3 maggio, Orio Vergani osserva che dopo Montalto di Castro e Tarquinia “la corsa si è fatta affannosa. Le automobili all’improvviso hanno scattato a 120, a 140 all’ora e si slanciano con la violenza d’un turbine verso Civitavecchia … Dove corrono quelle automobili nessuno sa, salvo chi, silenzioso e fremente, è a bordo; e non saremo noi a rivelarlo. Certa è una cosa sola: che alle spalle di quella carovana lanciata con la velocità del turbine, i corridori vengono invece con tutto comodo, fischiettando e distribuendo sorrisi alle belle ragazze”.
A Civitavecchia “puntuali, le misteriose automobili si ritrovano tutte, dopo misteriosi giri e misteriose soste dalle parti del porto. I cronisti che erano a bordo silenziosi e frementi si son fatti ciarlieri e insolitamente allegri. Qualcuno ha i pomelli rossi. È cominciata – dice un esperto – la corsa alla zuppa di pesce; una corsa che si svolge parallela a quella del Giro d’Italia, senza allori e senza cronaca, e che, se non interessa i campioni e il pubblico, interessa da vicino i vecchi abitudinari della carovana al seguito”.
La tappa è vinta da Olindo Bizzi che impiega 6 ore, 55 minuti e 40 secondi per completarla, alla media oraria di Km. 32, 045. Alla fine, il Giro è vinto da Giovanni Valetti mentre Gino Bartali è secondo.
Per onore della cronaca, Orio Vergani riporta anche la colazione che aspettava di essere consumata dai corridori a Civitavecchia: “generose fette di vitello arrosto, panini al prosciutto, cosce di pollo, blocchetti di marmellata, uova fresche, dolce, frutta e formaggio”.
Quindici anni dopo, Orio Vergani è al Velodromo Vigorelli per assistere al tentativo del campione francese Louison Bobet di battere il record dell’ora di Fausto Coppi, stabilito il 7 novembre 1942 nello stesso impianto sportivo.
La cronaca del tentativo di Bobet appare sul numero del Corriere d’Informazione del 9-10 novembre 1954. Il giornalista chiede ad Aldo Zambrini, dirigente della Società “Bianchi”, la squadra di Coppi, dove fosse il campione titolare del record. Il dirigente risponde “corre a Civitavecchia”.
Allora Orio Vergani, memore delle sue scorribande gastronomiche civitavecchiesi, scrive:
“Fausto, dunque non c’è. A quest’ora è a Civitavecchia. È vicino il mezzogiorno, ma spero, e spera Zambrini, che non ceda alla tentazione di andare a mangiare una zuppa di pesce in quella storica tana gastronomica che si chiama la trattoria del Gobbo, dove si dice andasse a mangiare ogni sera, scendendo dal suo ufficio di console di Francia, Stendhal”.
Il riferimento allo scrittore transalpino per tanti anni ospite della cittadina portuale rimanda alla grande passione che Vergani nutriva per Stendhal, documentata in alcuni suoi articoli e scritti.
Quelle righe destinate al Campionissimo sono un’ulteriore conferma della bontà universalmente riconosciuta della zuppa di pesce civitavecchiese preparata dalle cuoche e dai cuochi della Trattoria del Gobbo e degli altri ristoranti e trattorie della città.
Louison Bobet fallì il tentativo e il record di Fausto Coppi fu superato solo il 29 giugno 1956 da un altro campione francese: Jacques Anquetil.
L’articolo di Orio Vergani si concludeva così: “il record di diamante restava imbattuto. Erano le una e mezzo. Ad aver subito la comunicazione, si poteva telefonare a Civitavecchia: – Fausto mangia pure la zuppa di pesce …”
Chissà se Fausto Coppi alla fine assaggiò la nostra buona e famosa zuppa di pesce.
ENRICO CIANCARINI