CIVITAVECCHIA – Il nuovo anno e i progetti. Brindiamo al 2024, Auguri. Per andare avanti ci vuole l'impegno di tutti, memoria delle proprie origini, cultura, analisi degli eventi che ci circondano e curiosità.

Una forte eco arriva dal Premio intitolato a Eugenio Scalfari, manifestazione che si tiene annualmente a Civitavecchia, dove il giornalista era nato 100 anni fa. Scalfari è sempre stato attaccato alla città natale. Il suo mare in particolare, gli ha dato la possibilità di vedere lontano e di cercare fin da bambino altri orizzonti, più ampi e ambiti.

Nel 1976, ha fondato il quotidiano la Repubblica, presentandolo, nella sede romana della Stampa estera, che all'epoca stava a Via della Mercede (Piazza di Spagna), dove si intrecciano gli umori del mondo.

La sua autobiografia colpisce fin dalle prime parole per ricordi nitidi, dettagliati e indelebili. Ci teneva a sottolineare: "Sono nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 ore 10,30".

Segno zodiacale Ariete. Quel giorno era domenica. L' Italia una monarchia e regnava Vittorio Emanuele III. Il territorio piccolo e stretto, circoscritto nelle antiche mura urbane. Grazie a situazioni favorevoli la popolazione aumentava. All'epoca già oltre ventimila abitanti.

Il Grand Hotel e l'impianto Termale in Viale Garibaldi, il posto ideale e garantito non solo per curarsi gli acciacchi ma anche per avere un aspetto migliore. "Più sani e più belli", avrebbe detto oggi la signora Labertucci.

Il treno che portava al mare della bella Città d'incanto, partiva da Roma. Sempre affollato e alcune volte era difficile trovare anche un posto in piedi. Inoltre tanti pellegrini per chiedere una grazia alla Madonna.

Arrivavano a gruppi nella chiesetta del Ghetto, dove il 20 aprile del 1854, durante l'epidemia di colera la Vergine della Pietà, dipinta in un quadro, abbassò gli occhi in segno di protezione. Miracolo vero. Riconosciuto dall'Autorità cattolica. Ma soprattutto lo scalo marittimo, da sempre strategico fulcro economico. Eugenio Scalfari abitava all'ultimo piano di un palazzo costruito nel secolo precedente nella piazza principale, praticamente sul porto: il Forte Michelangelo e il Lazzaretto e il mare. Una cartolina del tempo andato con invito a pranzo favorito dai profumi appetitosi delle ghiottonerie marinare che salivano dalla cucina di una vecchia osteria, divenuta ristorante la Scaletta.

Le navi andavano e venivano. Erano nere con la chiglia rossa. Li chiamavano i Vapori per via del fumo che usciva dalle ciminiere. Successivamente Postali perché portavano la corrispondenza. In quegli anni la gente non andava in vacanza in Sardegna, ma dall'isola arrivavano gli emigranti in cerca di fortuna in continente.

Tanti particolari e il piccolo Scalfari da grande ne ha fatto tesoro e gli hanno dato la possibilità di individuare la strada migliore verso il futuro.

Adesso la sua città è diversa, molto più grande con cambiamenti importanti. In particolare un'altra fisionomia per lo scalo marittimo, realtà senza confini della crocieristica internazionale. Guardare lontano, oltre la finestra di casa, per raggiungere nuovi obiettivi.

Eugenio Scalfari ha lasciato un esempio importante e adesso si riflette nel Premio giornalistico che gli è stato intitolato.

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