CIVITAVECCHIA – Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla dottoressa Cristina Patrizi, segretaria regionale del Sindacati medici italiani, si riaccendono i riflettori sul problema carenza medici nel territorio della Asl Roma 4. Problema che, va detto, era già stato affrontato in una riunione tra vertici aziendali e de Distretto 1 e il rappresentante Fimmg Mauro Mocci, un meeting che si è tenuto proprio nei giorni scorsi.

Come evidenziato da Patrizi nell’intero territorio della Asl per il 2023 sono ben 45 le zone carenti, anche se qualche medico è già entrato in servizio e i numeri dovrebbero calare, nel nostro Distretto (1) sono 12 e il problema maggiore riguarderebbe proprio Tolfa dove un medico di medicina generale è in procinto di andare in pensione. Il direttore del Distretto 1, dottoressa Maria Cristina Serra, è già al lavoro e sono state già inviate le comunicazioni ai medici della graduatoria aziendale in modo che venga individuato dalla Regione Lazio il medico titolare di queste carenze, permettendo di mantenere continuità assistenziale. Qualche problema per il 2023 è legato anche al fatto che le carenze vengano determinate per distretto e non per singolo comune.

Serra e il Distretto 1 riconoscendo le difficoltà oggettive, di spostamento e quant’altro, stanno procedendo ad individuare un medico dalla graduatoria. I professionisti sono già stati chiamati e le risposte arriveranno entro il 15 gennaio, in caso di esito negativo si procederà ad aprire i massimali chiedendo la disponibilità ai medici di medicina generale. Per il 2024, dopo l’ultimo incontro del Comitato aziendale di pochi giorni fa, nella prossima zona carente verrà inserito l’obiettivo di aprire lo studio nella zona di Tolfa.

Un problema che, fortunatamente, non riguarda Civitavecchia dove alcuni giovani medici di medicina generale sono entrati in servizio andando a rinforzare le fila dei medici di “base” cittadini. Il problema però resta, il mestiere del medico di medicina generale - e più in generale quello del medico - non è più la prima scelta, a maggior ragione se si parla di realtà provinciali e lontane dalla capitale o dalle grandi città.

La soluzione «potrebbe essere rendere nuovamente attrattivo il ruolo del medico di medicina generale - spiega Mocci -, andando a compensare con qualche vantaggio la lontananza da Roma. Penso ad esempio al Veneto dove per coprire determinate carenze si è arrivati ad offrire vitto e alloggio». Sicuramente si tratta di un problema concreto che merita di essere affrontato prima che sia troppo tardi.

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