Gli ultimi (?) giri di valzer della giunta Tedesco, che si prepara al quinto rimpasto, descrivono una situazione ormai da tempo politicamente compromessa rispetto all’alleanza che nel 2019 stravinse le elezioni.

Nonostante il rientro in maggioranza di Fratelli d’Italia, ora è Forza Italia che da primo partito e gruppo consiliare che era, addirittura scompare dal Consiglio Comunale.

Sembrano lontanissimi i tempi in cui gli azzurri, forti di una lista in grado di piazzare due consiglieri sopra la storica asticella delle 900 preferenze, portarono Emanuela Mari alla presidenza del consiglio comunale, seguita da Giancarlo Frascarelli e poi dai comunque robustissimi risultati di Sandro De Paolis, Massimo Boschini, Matteo Iacomelli e Pasquale Marino. Nel corso di questi anni, rimpasto dopo rimpasto, gli azzurri hanno perso prima Marino, passato alla Lega, subito dopo Frascarelli, diventato consigliere di Fratelli d’Italia, poi è stato giubilato da assessore Sandro De Paolis, fino al discusso passaggio in FdI di Emanuela Mari, subito dopo essere stata candidata al Senato da Forza Italia. Ora, l’uscita in blocco dal gruppo consiliare (sebbene non dal partito) di Boschini e Iacomelli, ha azzerato la presenza azzurra in aula Pucci, non riconoscendosi più i due consiglieri superstiti negli assessori D’Ottavio (che è anche coordinatore cittadino del partito) e Napoli. E a nulla pare sia valso il tentativo di soccorso del “civico” Petrelli, che dall’apparentamento con l’allora candidato sindaco del centrosinistra Carlo Tarantino, è passato con estrema disinvoltura prima a diventare la stampella ufficiale di Tedesco, e oggi il bastone della vecchiaia politica di D’Ottavio.

Operazioni, o giravolte, che servono solo a creare ulteriore confusione, offrendo un dato chiaro di come in ogni caso il sindaco sia chiamato - tra domani e martedì al massimo - ad una scelta che servirà solo a minimizzare i danni, prolungando (di quanto non si sa) la permanenza a palazzo del Pincio del primo cittadino.

Insomma, una scelta per lo scenario “meno peggio”, la cui unica reale alternativa politica sarebbero state a questo punto le dimissioni dello stesso Tedesco per valutare, nei 20 giorni consentiti dalla legge, la sussistenza o meno delle condizioni di proseguire l’esperienza politico-amministrativa.

Certamente, una operazione che richiederebbe ua certa dose di “ardimento” e da cui, in passato, in altri contesti, i sindaci che hanno battuto strade simili, sono quasi sempre usciti con le ossa rotte.

Quindi, Tedesco sostanzialmente può scegliere tra la nomina di Perello e Zacchei al posto di D’Ottavio e Napoli, recuperando Boschini e Iacomelli e con l’incognita dell’ingresso in consiglio di Stefano D’Angelo, che di sicuro non è stato trattato bene dallo stesso Tedesco, di cui sarebbe dovuto diventare il capo di gabinetto e poi assessore in quota Perello. In entrambi i casi il sindaco non ne volle sapere. E oggi, per una legge del contrappasso, si trova suo malgrado a doversi affidare alla garanzia offerta nuovamente dallo stesso Perello che lo stesso D’Angelo non sarà un consigliere in meno per la maggioranza, quando politicamente l’ormai ex leghista oggi non avrebbe alcuna ragione al mondo per sostenere l’ultimo scorsio di consiliatura di Tedesco. Questo quadro, inoltre per il sindaco significherebbe rompere con il capo di Forza Italia nel Lazio Claudio Fazzone. L’alternativa però, è tenersi D’Ottavio e perdere 3 consiglieri comunali, per poi andare a casa non avendo più i numeri per governare. Per come gli si sono messe le cose, Tedesco sceglierà la prima opzione, scegliendo di rischiare di pagarne le conseguenze tra qualche mese, anziché subito.

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