TARQUINIA - Sabato e domenica per le Giornate Fai d’Autunno, a Tarquinia, il Ritiro della Bandita di Matta apre in via eccezionale i suoi cancelli al pubblico per far conoscere parte degli spazi privati dell’artista cileno che ospitano alcune delle sue opere: dal giardino al cortile del convento, alla cappella in cui per anni ha lavorato e dove ora riposa. Un’occasione unica per respirare lo spirito di Matta e scoprire, con i propri occhi, la sua sorprendente e personalissima carica poetica. Ex convento dei frati passionisti fondato nel 1750 da San Paolo della Croce e acquistato da Matta alla fine degli anni Sessanta, il Ritiro della Bandita è stato casa, rifugio e luogo di lavoro fino agli ultimi anni della sua attività. Oggi sede degli Archivi Matta, conserva molti tesori dell’artista, dalle sculture in bronzo alle ceramiche, dai pastelli alle tele, dai disegni ai mobili, raccontando, attraverso la magia di un luogo che sembra sospeso e senza tempo, l’immaginario fantastico e inimitabile di uno dei più carismatici, brillanti e visionari artisti del Novecento. Oltre alla visita al Ritiro della Bandita, sarà possibile ammirare nella sala consiliare del palazzo comunale della città etrusca due altre opere: “La cavalcata degli Etruschi” e “Affinché le vittime vincano”, che verranno illustrate dagli studenti, “apprendisti ciceroni”, dell’IISS “Vincenzo Cardarelli” di Tarquinia e dell’IISS “Giuseppe Colasanti di Civita Castellana. “Sono molte le opere che collegano Matta a Tarquinia – sottolineano dalla Delegazione Fai di Viterbo -. Tra queste “La cavalcata degli Etruschi” e “Affinché le vittime vincano”. La prima, realizzata su tela di iuta nel 1975, è un omaggio al popolo originario del territorio di Tarquinia e al suo spirito pacifico e gioioso. Onirica e sognante, l’immagine della cavalcata restituita da Matta è una visione che si accorda all’idea dell’artista per cui l’uomo o sparirà o diventerà homo ludens, cooperando per trasformare la società rendendola più giusta e pacifica. La seconda è un trittico a pastello, olio e gessetti su carta intelata che Matta ha donato nel 1975 all’amministrazione comunale, in cui l’artista dà voce allo spirito dell’arte precolombiana e raffigura le diverse forme di oppressione e colonizzazione”. L’orario di visita al Ritiro della Bandita e al palazzo comunale è dalle 10 alle 17. L’ingresso è libero con un contributo volontario. Matta nasce a Santiago nel Cile l’11 novembre del 1911, si laurea in architettura e si sposta in Europa dove nel 1934 inizia a lavorare nello studio di Le Corbusier, conoscendo Federico Garcia Lorca, Salvador Dalí e André Breton e aderendo al movimento surrealista. Nel 1939 è a New York dove la sua pittura delle “Morfologie psicologiche”, volte a indagare gli spazi interiori, anticipa molti dei tratti più innovativi e caratteristici dell’espressionismo astratto, influenzando con l’automatismo del gesto diversi artisti della cosiddetta Scuola di New York, in particolare Pollock, Gorky, Motherwell, Rothko, de Kooning. Nel 1948, Matta ritorna in Europa e nel 1953 si stabilisce a Roma elaborando poi l’idea del cubo aperto.

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