CIVITAVECCHIA – Nella serata di domenica 12 maggio ho avuto la possibilità di assistere ad una delle messe in scena presso il teatro Granari Spazio Off dello spettacolo teatrale dal titolo “Mela”, regia di Claudia Crostella, portato in scena dalla Compagnia teatrale l’Arco. Una commedia dal gusto irriverente e geniale, con una divertente ma sincera ricostruzione dell’ambientazione storica e culturale dell’Italia degli anni ’70.

Uno spettacolo totalmente al femminile, reso estremamente fruibile grazie alla disinvoltura dei personaggi e delle loro relative attrici e agli accostamenti musicali che nel complesso sono risultati abbastanza interessanti. Una splendida nonna Mela interpretata da una meravigliosa e raggiante Maria Luisa Russo, che riveste perfettamente i panni di questa jeune grand-mère ancora parecchio attiva nelle baguetterie sì, ma quelle della nipote, riuscendosi ad ingraziare qualsiasi giovanotto riesca a cadere nelle sue grazie. Un’accattivante Simona De Leo, Carmen eterna ragazza sulle spalle della madre Rosaria, elemento di tormento ed estasi di questa commedia dai caratteri emotivamente spasmodici.

Ridere fa bene, ma soprattutto fa riflettere: tre vite di tre donne unite da una parentela ma che tra loro non hanno assolutamente nulla che le accomuna. La vita di una donna schiacciata e oppressa dalle vite degli altri che ogni giorno – probabilmente per il troppo amore che da – ottiene sempre meno, se non schiaffi e pugni dalla sua esistenza. La vita, di Rosaria (Claudia Crostella), che arrivata al limite per provare a contrastare tutto questo si spingerà ad azioni folli dettate dalla sua precarietà. Un brivido sul finale, dove ci rendiamo conto che alla fine, no, non è vero che queste donne sono così diverse tra loro e che spesso il dolore accomuna anche chi nella vita di tutti i giorni è distante e schivo.

La bellezza di uno stralcio di quotidianità donata da tre attrici di talento con scene di assoluto ed emozionante realismo. L’abbraccio di chi non ha più niente e di chi – dopo aver tolto tutto – si rende conto, se pur tardi, di non essere stato abbastanza al fianco di chi aveva bisogno di attenzioni e affetto. In finale, un messaggio per chi legge, solitamente si tende a pensare che se uno spettacolo va in scena in un teatro minore per dimensioni o fama non valga niente, in realtà il più delle volte non è così. E questa – a dir mio – ne è l’ennesima conferma.

Chi recensisce, Andrea Grasso.

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