Un pugno allo stomaco, un racconto dettagliato e lucido, una fotografia nitida di un’infanzia rubata, ma soprattutto una lezione di vita e di storia, più diretta di quanto possa essere quella raccontata in un’aula, parlando della Shoah. Perché chi raccontava ieri all’aula Pucci davanti ad una platea di studenti degli istituti superiori cittadini era una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz - Birkenau in Polonia. Tatiana Bucci, e sua sorella Andra, italiane di origine ebrea, avevano 6 e 4 anni quando furono arrestate il 28 marzo 1944 in seguito ad una soffiata, prelevate dalla casa a Fiume insieme alla mamma, alla zia, al cugino Sergio mai tornato, e alla nonna, per essere messe su un convoglio diretto all’inferno; il 4 aprile arrivarono al campo di concentramento. Oggi Tatiana ha 85 anni ed è custode di una memoria che non vuole venga dispersa. Ad invitarla è stata la Comunità di Sant’Egidio. «L’incontro - ha spiegato Massimo Magnano San Lio - vuole essere anche un testamento lasciato agli studenti per aiutarli a costruire un mondo migliore senza barriere, razzismi, campi di concentramento ed un mondo senza guerra».

Ha parlato con il cuore ai ragazzi. Ha raccontanto della deportazione e dell’arrivo a Birkenau.«Mi sembra impossibile non aver mai pianto - ha detto - io e Andra non ce lo ricordiamo. L’essere state così piccole ed il non capire in quel momento cosa stesse accadendo e a cosa saremmo potute andare incontro è stata la nostra salvezza. Oltre ad essere state scambiate per gemelle».Cuore e razionalità, emozioni e ricordi in un confronto diretto con i ragazzi che hanno colto l’occasione per porre diverse domande a Bucci, ascoltando con interesse le sue parole.


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