Giovanni Masotti

VITERBO  - Ancora qualche giorno per non vedere sfumare le residue speranze di avere a Viterbo un aeroporto degno di questo nome, che verrebbe realizzato con la missione di sostituire l’ormai obsoleto e insufficiente scalo romano di Ciampino. Gli enti e le istituzioni locali interessate hanno tempo fino al 21 novembre per rispondere all’estremo appello lanciato dal Comitato Aeroporto di Viterbo, che sta mettendo a punto in extremis le osservazioni alla bozza del Piano nazionale aeroporti elaborata dall’Enac, che ha cancellato la nostra città dal circuito che conta degli scali del paese e, a sorpresa, ha eliminato dall’elenco anche la stessa Frosinone, probabilmente per non innescare sospetti vari e polemiche fratricide. Un sogno che non deve spezzarsi definitivamente condannando Viterbo e anche le infrastrutture collegate che ne beneficerebbero, come Civitavecchia e il suo porto nonché Orte e il suo interporto. Queste tre realtà messe insieme potrebbero costituire un importante polo logistico nazionale, ma pare proprio che questo non avverrà perché la scadenza per presentare le osservazioni alla bozza del Piano degli aeroporti e' fissata tra una manciata di giorni e nessuna firma che conta è per ora stata apposta alle osservazioni fortemente critiche preparate dal Comitato Aeroporto di Viterbo e indirizzate al Ministero dei Trasporti. Una polemica amarezza traspare dalle parole dell’animatore del Comitato, l’ avvocato Giovanni Bartoletti, che fu assessore all’aeroporto della giunta Marini tra il 2008 e il 2013. «Risulta alquanto paradossale, per non pensare male - protesta Bartoletti - che l’Enac abbia prima promosso Viterbo a terzo scalo del Lazio e poi, nella bozza di ottobre del Piano Nazionale Aeroporti, abbia quasi totalmente ignorato lo scalo della Tuscia. Speriamo si tratti soltanto di una svista, altrimenti questo brusco cambiamento di scena sarebbe molto grave, anche perché sino ad oggi sono state spese per la fattibilità e il progetto dell' infrastruttura ingenti risorse dei contribuenti. Infatti, seguendo le linee guida dell’Enac- spiega Bartoletti - si era dato il là a un percorso virtuoso che aveva portato lo scalo viterbese a un passo dalla cantierizzazione». Insomma, lo accennavamo all’inizio, soltanto la sensibilizzazione degli enti locali - a partire da quelli viterbesi, ma non solo - e le firme dei sindaci interessati sotto le osservazioni al Piano degli Aeroporti potrebbero, il condizionale è d' obbligo, rovesciare il verdetto e aprire una nuova prospettiva di sviluppo per Viterbo. Altrimenti la solita solfa - o scusa - della carenza di infrastrutture valide riserverebbe alla nostra città un futuro a rischio immobilità.