Veronica Olivi

L’arte e la cultura (ri)partono da San Pellegrino. Una vera “missione” per la ceramista viterbese Cinzia Chiulli, esperta di storia e simbolismo e proprietaria del laboratorio artistico nel cuore del quartiere medievale, che vive quotidianamente il centro storico della città, tanto da considerarlo quasi “un’estensione” della propria casa. È calato il sipario su “La Notte di Mezzo”, l’evento promosso da Argot che anche quest’anno ha visto la sua collaborazione.

Quali sono le impressioni?

«Il più delle volte Halloween viene vista come una festa americana, all’insegna del consumismo, ma in realtà ha profonde radici legate alla religiosità e alle tradizioni che già le nostre nonne custodivano. La manifestazione che si è svolta a Viterbo è stata un’occasione per divertirci raccontando anche una storia più lontana e farla conoscere ai ragazzi. Io vivo nella seconda ‘casa ponte’ di San Pellegrino e ho voluto parlare proprio di questo: il significato del passaggio, del trapasso, tematica centrale nella festività dei defunti. Con ‘La Notte di Mezzo’ abbiamo cercato di comunicare ai più giovani che la vera magia è nelle persone comuni, che vivono questa città e questo quartiere magico dove accadono cose pazzesche, in modo da farli entrare in contatto con una storia che hanno sotto gli occhi tutti i giorni e che magari non riescono ad amare a pieno non conoscendola».E rispetto all’affluenza dei turisti in occasione del ponte di Ognissanti?«Oltre al laboratorio di ceramica gestisco anche una casa vacanza e noto che l’interesse delle persone nel venire a Viterbo è elevato. La nostra città vanta un turismo medio-alto e personalmente posso dire che al 90% lavoro con gli stranieri, che si fermano mediamente tra gli 8 e i 9 giorni. Specialmente durante la giornata di Halloween il centro storico è stato pieno di persone e vedere le famiglie che passeggiano, si divertono e si fermano a Viterbo per molto tempo è sicuramente un grande successo».

Arte, cultura e promozione turistica di Viterbo anche attraverso la Via Francigena: come si legano questi tre elementi?

«Gli artisti hanno da sempre hanno creato qualcosa per esteriorizzare quello che avevano dentro e trasmettere emozioni, che poi è ciò di cui l’essere umano vive. Per il futuro mi auguro che Viterbo, come altre realtà, possa vivere del ‘bello’, diffondendo – come sta già accadendo – la consapevolezza che la cultura rappresenta anche un importante indotto economico, oltre che un trampolino di lancio per la città. È un qualcosa che si nota anche con il continuo arrivo dei pellegrini della Via Francigena, che vengono nel laboratorio per apporre la propria firma sul peperino e lasciare traccia del loro passaggio a Viterbo. Dopo il Covid ho notato che le persone hanno iniziato a camminare sempre di più: c’è un grande bisogno di connettersi con se stessi attraverso cose semplici che ci fanno stare bene. Tutto ciò ci conferma anche che nonostante le difficoltà l’umanità non si ferma e trae energia dall’incontro con l’altro: ecco perché il pellegrinaggio è metafora della vita».