Un promotore finanziario viterbese chiede un risarcimento di 11,4 milioni di euro a una banca svizzera al termine di un iter processuale durato dodici anni nel Canton Ticino. Il processo interessò l'allora Banca di credito cooperativo di Capranica e Bassano Romano, successivamente ceduta ad altro gruppo, che impegnò in un istituto di credito elvetico una somma investita di 40 milioni di euro. L’istanza di conciliazione davanti alla pretura di Lugano, atto sostanziale per l’apertura del contenzioso civile tra banca e promoter, è stata presentata dal legale e sarà esaminata a fine novembre prossimo. «C'è una sentenza definitiva di assoluzione del tribunale federale di Losanna, la nostra Cassazione, nei miei confronti – spiega Franco Mattioli, 58 anni – e un contestuale risarcimento per ingiusto processo. Tutto per un'accusa ingiusta mossa da quella banca».

Mattioli nel 2005 finì al centro di una complessa inchiesta a Lugano, che indagò su circa 15 anni di attività precedenti da lui realizzate. Il viterbese, forte della sentenza decretata dal tribunale nel 2017 per truffa, riciclaggio e appropriazione indebita – 12 anni dopo l'avvio – ha chiesto alla Bank Cic Ag un risarcimento di 11,4 milioni di euro. Cifra determinata dai mancati guadagni del promoter per il periodo di inattività, dal 2002 quando tutto è iniziato. «Con quelle accuse, come agente finanziario non ho più potuto operare, fino alla sentenza - dice Mattioli - Un danno subito e condiviso con il collega a me più vicino, Augusto Testa».

Al centro dell'indagine in Svizzera figurava l'operazione di investimento, datata 2002, da parte dell'ex Bcc di Bassano Romano e Capranica, avviata per recuperare una pesante perdita del capitale generata da un precedente acquisto di strumenti finanziari, rivelatosi disastroso. Mattioli curò l'operazione da oltre 6 milioni di euro con la banca Cial Suisse (oggi la Bank Cic) per conto della Bcc viterbese. Ma si scoprì che parte della somma investita dalla Tuscia per garantire il ripianamento di quella perdita era finita in un conto nascosto, gestito dal direttore – anch'egli indagato - della filiale di Lugano. Da qui le misure cautelari per Mattioli, che secondo la Cial sapeva del conto segreto e a cosa era destinato. Accusa negata dalla sentenza, mentre la Bcc viterbese ha poi recuperato l'intero investimento.

«Ma di quel contro era a conoscenza anche la direzione generale della Cial», afferma il consulente. Al di là della vicenda della Bcc viterbese, la complessa inchiesta ha evidenziato «malversazioni e incauti investimenti ascrivibili alla direzione di quella filiale – aggiunge Mattioli – che hanno causato l'azzeramento del mio capitale e degli investimenti dei clienti italiani che negli anni avevo portato alla Cial Suisse. Una mala gestio riscontrata dal giudizio del tribunale di Lugano, grazie all'approfondita perizia tecnica richiesta e riportata nella sentenza di assoluzione del tribunale federale». Da qui il secondo fronte risarcitorio legale avviato dalla società di investimenti guidata da Mattioli, contro la Cic di Basilea, per una cifra superiore a quella del precedente risarcimento personale.

Mattioli ha un procedimento penale in corso al tribunale di Milano, aperto dal 2018 per truffa aggravata e abusivismo finanziario rispetto al fallimento della Hi-Real investimenti, in concorso con altri 8. Giudizio nel quale è stato condannato in primo grado. «Siamo in attesa dell'appello - conclude Mattioli - siamo fiduciosi per una soluzione positiva».