Veronica Olivi

Caro energia e materie prime, tempi duri per gli agricoltori. Mentre gli aumenti tariffari continuano a mettere a dura prova le famiglie, anche i produttori agricoli lanciano un grido d’allarme. Remo Parenti (Confagricoltura Viterbo-Rieti) e Sergio Del Gelsomino (CIA-Confederazione Italiana Agricoltori di Viterbo) non nascondono una certa preoccupazione per la stagione produttiva, che si prospetta all’insegna dell’incertezza e delle difficoltà. Un esempio lampante è costituito dalla vendemmia 2022, per la quale, a causa della forte siccità dei mesi estivi e primaverili, si prevede un calo dal 20 al 40% rispetto alla stagione passata. “Ci sono comunque zone della nostra provincia, per esempio quelle al confine con l’Orvietano, che perdono soltanto un 10%”, spiega Del Gelsomino, precisando che la siccità non sembra aver intaccato le qualità organolettiche dell’uva.

“Certamente il calo di produzione e i costi su gasolio, fertilizzanti e antiparassitari incidono in larga misura – aggiunge – così come gli aumenti per l’imbottigliamento. Il vetro ha subito un’impennata del 75, 80%, la carta del 18, 20% e i tappi e le capsule anche fino all’80%. Il prodotto è buono, ma i costi di produzione stanno pesando sulle cantine, che in alcuni casi hanno anche difficoltà a reperire il tipo di bottiglia dell’anno precedente”.

“Nella Tuscia la fascia più penalizzata dalla siccità è quella di Montefiascone, – sottolinea Parenti di Confagricoltura – dove la maturazione anticipata dell’uva ha influito anche sulla qualità del prodotto”. Calo drastico nella produzione anche sul litorale, dove si è perso fino al 40%. “Nonostante ciò in quell’area c’è un’uva di qualità eccezionale e gradazione alcolica importante, senza tracce di attacchi fungini di alcun tipo, per cui i produttori si dicono soddisfatti. Quindi nel complesso la problematica non interessa tutte le zone in eguale misura e la vendemmia di quest’anno nel Viterbese può dirsi buona”. Anche la raccolta delle olive potrebbe risentire negativamente della siccità dei mesi scorsi, sebbene sia ancora presto per fare previsioni sicure. “Ci aspettiamo una minor quantità rispetto allo scorso anno. – spiega Del Gelsomino – In alcune zone abbiamo avuto temporali con grandine che probabilmente incideranno sulla produzione. Anche in quel caso ci sarà da considerare il problema dei costi, dato che i frantoi sono molto energivori”. Quanto alle soluzioni per sostenere gli agricoltori, una strada possibile è quella del fotovoltaico.

“Il Pnrr ha messo a disposizione un miliardo e mezzo, per cui stiamo proponendo alle aziende, in particolare energivore, di installare i pannelli. – commenta il presidente della CIA - Questo è fondamentale se consideriamo che l’energia elettrica per alcune aziende è arrivata a 0,75 centesimi/kWh, mentre a luglio del 2020 era a 0,035. Non c’è produttore che possa tenere questo passo e alcuni settori, come quello zootecnico, non possono di certo decidere di fermarsi”.

Da Confagricoltura Parenti auspica aiuti da parte dello Stato per la filiera agricola, senza i quali in questa situazione la sopravvivenza di numerose aziende sarà messa a dura prova. “Gli agricoltori si trovano tra l’incudine e il martello a causa dell’aumento dei costi. – spiega – Se non si mette un tetto massimo sull’energia dubito che si possa andare avanti e di certo non è possibile scaricare tutto sul consumatore. Temo che questo inverno molte persone dovranno scegliere se mangiare o riscaldarsi”. “È un momento drammatico per tutti – aggiunge Del Gelsomino – in cui la bilancia degli acquisti è scesa anche fino al 10%. Noi vogliamo produrre cibo che sia sempre di qualità superiore, riducendo l’utilizzo di prodotti chimici per puntare sull’agricoltura biologica e integrata e sul made in Italy, aumentando anche la consapevolezza del consumatore su come distinguere ciò che viene prodotto e trasformato in Italia da ciò che non lo è”.