Il tempo passa, ma non i ricordi. Soprattutto se riescono segnare la storia di una comunità, di una città intera e di una tifoseria impazzita di gioia. Il 26 maggio di 31 anni fa, alle 18 .51 del 1991, il Cerveteri raggiunse il traguardo storico della promozione in Serie C2. Al “Galli”, in quella domenica calda, oltre ai 2000 tifosi c'era Vincezo Ceripa, soprannominato il Re, a guidare una squadra straordinaria, ricordata per un cammino unico e senza rivali. In quella formazione c'erano anche Enrico Vichi e Alessandro Cordelli, scomparsi recentemente. Due ragazzi a modo, due calciatori modello, esempio per quella giovane tifoseria che intonava cori e sventolava bandiere dal primo al novantesimo minuto. Il Cerveteri di quegli anni era la storia della città, ne parlavano tutti, facevano eco in ogni dove.


Ceripa, ne sono passati di anni, ma sembra ieri, è così?


« Di quella giornata ne ho di ricordi , sono tanti e belli. Dal ritiro a Santa Severa, all'arrivo allo stadio. C'era una città in festa, un momento storico, troppo bello per essere vero. Vidi la tribuna piena un'ora prima della gara, il verdeazzurro era da tutte le parti. Non potevamo sbagliare, avremmo potuto piangere per tanti giorni».


Ma un pianto di gioia c'è stato?


«Quel rigore di Scopece, dopo i tempi supplementari, è stato l'epilogo più bello della storia del calcio a Cerveteri. I tifosi scaraventarono la rete di recinzione, Cerveteri saliva sul podio del calcio professionistico. Ci aspettava la schedina, le tv nazionali, il blasone di giocare con club prestigiosi. Piansero tutti di felicità e quelle scene a distanza di oltre 30 anni sono scolpite in me, come credo in tutti i cerveterani».


Un gruppo fantastico, ne ha perso le tracce?


«Assolutamente no, mi sento spesso con tutti. Abbiamo una chat in cui ci diamo il buongiorno , c'è un sentimento che ci lega. Quella squadra era un gruppo vero, avrei voluto che oggi ci fossero tre persone importanti per me. Enrico Vichi e Alessandro Cordelli, due calciatori di uno spessore umano unico e il massaggiatore Franco Del Bello. Ci mancano tantissimo, li porterò per sempre nel mio cuore. A loro non potrei non aggiungere la dirigenza, a partire da Dino Brunetti, Nando Santangelo, Rosario Di Traglia, Roberto Mochi, Tonino Flenghi, Franco Di Lucia, Cannolicchio e Topolino. E poi la tifoseria, ovunque andavamo c'era traccia di loro. Non smetterò di dirgli grazie»


Quel 26 maggio cosa rappresenta per lei?



«È una data che rimane scritta nelle mie memorie. Nel 91 il Cerveteri approdò in C2, lo stesso giorno del 2015 nasce mio nipote Filippo. Oggi quando spegnerà le sue 7 candeline, gli ricorderò che suo nonno 31 anni fa visse uno dei periodi più belli da allenatore».


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