CIVITAVECCHIA - Da oggi e fino a giovedì il sindaco Ernesto Tedesco incontrerà alcuni dei circa 30 candidati che hanno inviato la pec per la designazione da parte del Comune di Civitavecchia del membro del comitato di gestione dell'Adsp. Come anticipato, al protocollo del Pincio sono arrivate una trentina di pec.

A quanto pare oggi, il primo cittadino ed il segretario generale Pompeo Savarino hanno compiuto una attività istruttoria per "scremare" le candidature, tant'è che sembrerebbe che entro giovedì sera siano auditi solo alcuni di coloro che hanno partecipato all'avviso pubblico del Pincio.

Non è chiaro quali criteri siano stati utilizzati per procedere alla prima selezione, fatto sta che non tutti i candidati sono stati convocati per il colloquio con il Sindaco.

Il rito delle audizioni, ammantato di ipocrisia, visto che alla fine conta l'aspetto fiduciario della designazione, al di là della comprovata esperienza e competenza richiesta dalla legge, che si può evincere in parte da un curriculum ma che peraltro è sicuramente difficilmente apprezzabile in un colloquio di pochi minuti dal Sindaco, che di certo non è un esperto di portualità,  non vedrà tra i protagonisti l'imprenditore gaetano Damiano Magliozzi. Nei giorni scorsi ne avevamo parlato come il candidato su cui puntava la filiera di comando di Forza Italia, a partire dal coordinatore regionale Claudio Fazzone. Tanto da prefigurare un vero e proprio braccio di ferro con la Lega, una parte della quale sostiene l'architetto Emiliano Scotti e con lo stesso Tedesco, che non ha mai fatto mistero delle sue perplessità nel dover designare qualcuno di Gaeta a rappresentare il Comune di Civitavecchia nel board di molo Vespucci.

Nei giorni scorsi lo stesso Magliozzi aveva rilasciato dichiarazioni inequivocabili al blog di Alessio Porcu, uno dei più autorevoli e attendibili per le chicche della politica sud-laziale e non solo. Ecco il virgolettato riportato testualmente, come si può leggere anche nell'articolo originale:

... Tra le iniziali e balbettanti conferme del sindaco Cosimino Mitrano, è stato Damiano Magliozzi a dire tutta la verità: «Si, lo ammetto. E’ stato il Senatore Claudio Fazzone a convincermi a presentare domanda al Comune di Civitavecchia. Inizialmente la cosa non mi interessava. Tuttavia dopo aver letto attentamente il bando del sindaco Tedesco, ho accettato».In effetti tra i requisiti richiesti Damiano Magliozzi è «in possesso di una comprovata competenza. Competenza derivante da attività professionali compiute ed esperienze maturate nel campo gestionale, contabile ed amministrativo. Con particolare riferimento (naturalmente) alla portualità e alla logistica».Damiano Magliozzi non ha inviato con spirito decoubertiano il suo curriculum. Tutt’altro. Ha formalizzato la sua candidatura è perché ci tiene tanto «a rappresentare insieme a Civitavecchia anche Gaeta e l’intero sud pontino nel comitato di gestione di un ente che meriterebbe tanto rispetto e tutela».

Non ci sarebbe nulla di strano se in realtà la pec di Damiano Magliozzi non fosse mai arrivata al protocollo elettronico del Pincio. Cosa può essere accaduto?

Le ipotesi più semplici a cui pensare sono due, nessuna delle quali di certo delinea un finale rose e fiori dentro Forza Italia: o chi doveva seguire "la pratica", indicando a Damiano Magliozzi modalità e tempistica per partecipare al bando, si è disinteressato della cosa, o perché ormai lontano da Civitavecchia, come Roberto D'Ottavio, o perché in altre faccende affaccendato come la coppia Romagnuolo-Mari, ormai unici veri ras del partito locale a cui non sfugge nulla delle tante cose che gli interessano (e che pertanto non sarebbero credibili come coloro che "dimenticano" un passaggio del genere); oppure in realtà per evitare il rischio di spaccare quel che resta della maggioranza, la scorsa settimana la riunione dei due "Claudi" (Fazzone e Durigon) insieme a Tedesco ha dato i suoi frutti e il povero Magliozzi è stato abbandonato al suo destino, senza che nessuno gli abbia nemmeno detto di non rispondere ai giornalisti di aver formalizzato la candidatura, quando non era così. Due ipotesi entrambe difficili da credere, soprattutto perché la prima è smentita dallo stesso Magliozzi quando dichiara di aver "accettato dopo aver letto attentamente il bando del sindaco Tedesco", mentre per quanto riguarda la seconda, chi conosce un po' Damiano Magliozzi, sa che mai si sarebbe sognato di affermare "E’ stato il Senatore Claudio Fazzone a convincermi a presentare domanda al Comune di Civitavecchia", se non fosse vero, essendo Fazzone il capo indiscusso dell'area politica pontina in cui gravita lo stesso Magliozzi, con il fratello Massimo, ex sindaco azzurro di Gaeta.

L'unico dato certo è che la pec di Magliozzi non è arrivata. A questo punto, con Forza Italia senza il "suo" candidato, con il più titolato di tutti, Gianni Moscherini, neppure convocato perché ritenuto "out" per l'inconferibilità dovuta al fatto che è consigliere comunale a Tarquinia, i bookmaker del Pincio danno quasi alla pari la designazione dell'altro nome - in quota leghista - che circola con insistenza da giorni, quell'architetto Emiliano Scotti. Ma anche su di lui - stando ai bene informati - le perplessità non mancherebbero. La comprovata esperienza richiesta dalla legge sarebbe legata soprattutto, se non esclusivamente, alla redazione di un progetto preliminare sul porto storico nell'ambito - oltretutto - di un procedimento ancora aperto in conferenza dei servizi (e oggetto di una inchiesta giudiziaria, anch'essa ancora aperta, pur non avendo coinvolto in alcun modo il progetto o l'azienda committente di Scotti). Inoltre, come ricordato a suo tempo anche dalla direzione generale dei porti del Mit, "ciò che rileva è che i componenti dei Comitati di gestione delle AdSP debbano necessariamente avere una comprovata esperienza e qualificazione nei settori dell'economia dei trasporti e portuale riconducibile alla tipologia di esperienza e qualificazione "professionale".

Inoltre, richiedendosi ai membri del Comitato, le stesse competenze del Presidente, sempre il Mit "ricorda al riguardo anche la sentenza n.4768 del 2013 del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale che chiarisce come l’esperienza professionale, necessaria per la nomina di un Presidente di una Autorità portuale, si concretizza non solo nei titoli didattici, scientifici e genericamente culturali, ma nell’insieme delle attività professionali che evidenziano “la completa padronanza degli assetti normativi, ma soprattutto necessita della conoscenza dei problemi, delle dinamiche socio-economiche, delle concrete realtà operative e dei profili “pratici” del settore”.

Tutte considerazioni che andrebbero tenute presenti nelle designazioni. Sebbene tali raccomandazioni siano già state smentite in occasione delle precedenti nomine, a partire proprio da quella più importante di Civitavecchia, con l'ormai ex inquilino di Molo Vespucci Francesco Maria Di Majo che non parrebbe proprio aver avuto la "richiesta conoscenza dei problemi, delle dinamiche socio-economiche, delle concrete realtà operative e dei profili “pratici” del settore”. I risultati del suo quadriennio sono, purtroppo per Civitavecchia, lì a ricordarlo anche ora che finalmente il ministro e la politica hanno compiuto una delle poche scelte azzeccate degli ultimi anni per quanto riguarda Civitavecchia, sostituendo Di Majo alla guida del Porto di Roma.