Venezia, 02 apr. - (Adnkronos) - Sestante domestico, il titolo che abbiamo scelto per il Padiglione Venezia, sembra un ossimoro, ma in realtà nasce dal desiderio di rispondere alla domanda provocatoria del curatore Pedrosa Stranieri ovunque. Abbiamo quindi voluto vedere, come si fa con il sestante, il tema da unaltra angolazione e quindi ci siamo chiesti Che cosè casa? e Cosa significa sentirsi a casa?. In un momento di grande fragilità come il nostro, in cui la fragilità va oltre il fatto di non avere una casa con un tetto e dei muri e si hanno delle solitudini e delle fragilità interiori molto più profonde, abbiamo chiesto agli artisti di guidarci nella loro dimensione e nella loro idea di cosa significa casa. A dirlo è la curatrice del Padiglione Venezia per la 60^ Esposizione internazionale darte della Biennale di Venezia, Giovanna Zabotti, a margine della conferenza stampa di presentazione di Sestante domestico, l'allestimento curato da Zabotti. La conferenza si è svolta a Ca Farsetti a Venezia, alla presenza del primo cittadino Luigi Brugnaro e di Serena Morganti, responsabile direzione comunicazione di Bper Banca, main partner del progetto. Ciò che vogliamo comunicare è la possibilità di lasciare da parte per un attimo la dimensione geografica e sociale e dedicarci alla ricerca della dimensione affettiva. Il sestante è uno strumento che si usa soltanto quando si è in alto mare - spiega Zabotti - dove si vede solo lorizzonte e non si hanno più riferimenti dalla terra e ci si deve quindi affidare ad altro. Ed è questo altro che noi vogliamo indagare grazie allopera degli artisti. Da queste riflessioni è nata lidea di parlare di che cosa significa veramente casa e della sua dimensione affettiva, una chiave di lettura che permette di rivolgersi assolutamente a tutti - aggiunge la curatrice del Padiglione Venezia - e di avere la possibilità di dialogare con dimensioni completamente diverse. Lallestimento del Padiglione Venezia racchiude le opere di artisti giovanissimi e veterani, come Vittorio Marella di appena ventisei anni e il sublime pittore veneziano di origine bosniaca Safet Zec, di oltre ottantanni. Abbiamo poi la possibilità di dialogare con due pittori giovanissimi dellAccademia, uno albanese e laltra friulana, che porteranno la loro visione - conclude Zabotti - e abbiamo Pietro Ruffo, che fa un viaggio allinterno di quelle che sono le mappe, le parti sociali e tutti questi confini che nellallestimento spariscono. Lidea è quindi avere una nuova dimensione dove i confini non ci sono. Penso che anche questo voglia dire includere nel pensiero artistico, prima che in quello geografico o politico.