TARQUINIA - E’ ironico ma anche categorico. L’ex sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola tira un sospiro di sollievo alla concreta notizia sul completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia. L’ex primo cittadino etrusco non manca però di sottolineare che il tracciato magenta è molto simile a quello che durante il suo mandato da sindaco veniva definito arancione. E rivendica, ad una ad una, la bontà delle sue proposte avanzate sette anni fa, oggi per la gran parte riprese.

Mazzola si sfoga e fa volare stracci contro i politici del suo ex partito, all’epoca al governo del Paese, ma anche contro chi si prende i meriti «che non ha».

IL TRACCIATO MAGENTA COME IL TRACCIATO ARANCIONE «Finalmente si intravede una luce per la realizzazione della trasversale. Alleluia, alleluia, bravi, vedo che sono in tanti a prendersi meriti che non hanno - tuona Mazzola - C’è un articolo al giorno di politici che vogliono mettersi in mostra informando i cittadini che finalmente si è arrivati, finalmente, ad una soluzione realizzabile e condivisa da tutti. La chiamano magenta. L’amministrazione da me guidata l’aveva chiamato tracciato arancione. Parliamo della trasversale SS765. In tanti rilasciano interviste vittoriose per aver finalmente aperto la mente e guardato senza interessi politici di parte (speriamo non personali) la realizzazione di una infrastruttura importante ed essenziale. Forse hanno letto i progetti e le proposte inviate dal Comune di Tarquinia più di sette anni fa.Si saranno chiesti perché non si è agito prima? Ma un po’ di vergogna una certa “vecchia classe politica allora in maggioranza in Regione e al Governo ce l’ha? E non da meno chi si prende i meriti che non ha».

I POLITICI CHE HANNO FATTO ORECCHIE DA MERCANTE «Una classe politica che, insieme ai tecnici di Anas e della Regione Lazio, ha fatto orecchie da mercante per sette lunghi anni, snobbando la proposta del sindaco e dell’amministrazione comunale di Tarquinia presentata a tutte le amministrazioni - aggiunge Mazzola - Guarda caso il tracciato magenta e quello arancione sono quasi per intero simili. La proposta datata 15 marzo 2017 fu presentata pubblicamente e poi inviata ai Comuni limitrofi interessati, all’Autoritá portuale, alla Provincia di Viterbo, alla Regione Lazio, al Ministero delle Infrastrutture, ai sindacati dei lavoratori, ai sindacati di categoria, all’Anas ma tutti scettici e con uno slogan: “Dove passa passa, purché si faccia” e tutti convinti della bontà del tracciato verde, poi bocciato dal Tar e dal Tribunale europeo». «Sette anni fa - ricorda l’ex sindaco - portai la proposta in discussione anche negli uffici della Presidenza della Regione per poi approfondirla negli uffici dell’assessorato ai Lavori pubblici regionali con assessore presente, consigliere regionale presente e tutti i tecnici interessati di Anas, Regione e Comune».

I TRE STRALCI E I RIBASSI D’ASTA «La più sorda di tutte è stata l’ Anas - sottolinea Mazzola - in prima fila la responsabile del progetto, oggi commissario. Cosa proponevamo? Seguire ciò che aveva progettato Anas con il progetto viola e modificarlo in alcune parti. Dividere il progetto in tre stralci funzionali e avviare velocemente i tracciati a monte e a valle. Il terzo centrale modificarlo in alcune parti. Qualcuno diceva che i costi erano alti. Allora abbiamo suggerito, in quella proposta, che i ribassi d’asta delle gare dei primi appalti, si potevano recuperare e metterle a disposizione del tracciato centrale. Tutti questi scienziati hanno fatto finta di non capire. Oggi nella proposta di Anas, come leggo dai comunicati stampa, si farà il recupero delle somme dei ribassi d’asta. Comunque pur di non dare ragione al Comune, da me guidato, hanno diviso il tracciato in due stralci funzionali e non in tre come da noi proposto. Perché dicevamo tre? Perché si accelerava la procedura di realizzazione di un pezzo di tracciato senza difficoltà (quello che va dalle cave del Pisciarello all’innesto dell’autostrada) e perché si recuperavano altre somme dai ribassi d’asta».

LA COLPA DI CHI NON HA VOLUTO ASCOLTARE IL TERRITORIO «Sono di nuovo su questo argomento, (avevo perso la speranza che si realizzasse l’opera) per evidenziare la responsabilità di alcuni politici e alcuni tecnici - attacca Mazzola - La cosa che mi dispiace è che i politici erano del mio partito. Erano, perché me ne sono andato da un partito che non ha voluto ascoltare le proposte giuste del territorio - tuona Mazzola - Guarda caso oggi si scopre che la proposta progettuale da me presentata come rappresentante del Comune è fattibile e condivisa da tutti. Allora quale è stato il problema? Gelosia politica? Oggi come si sentono quei politici e tecnici che hanno danneggiato con il loro atteggiamento e provocando un ritardo ulteriore di sette anni nella realizzazione dell’opera». «Non ci sarà un reato di interruzione di pubblico servizio - conclude - però sicuramente c’è un “reato politico” per colpa grave verso questo territorio e un reato morale di cui si dovrebbero vergognare».

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