CIVITAVECCHIA – «Le sentenze vanno lette in funzione dei singoli casi. Prendiamo atto e vedremo bene cosa dicono i giudici». Il sindaco Ernesto Tedesco commenta così la recente sentenza della Cassazione che ha messo in allarme i Comuni, aprendo la strada ad una valanga di ricorsi da parte di cittadini stanchi di dover fare i conti con musica alta fino a notte fonda, vociare e mancato rispetto delle regole. I residenti dei quartieri della movida, infatti, potranno chiedere il risarcimento dei danni subiti alle amministrazioni comunali che non garantiscano il rispetto delle norme di quiete pubblica e di conseguenza non tutelino la salute dei cittadini.

Il caso è partito da una coppia che vive nel cuore di Brescia: a presentare il ricorso (la prima denuncia risale al 2012) sono stati Gianfranco Paroli, fratello dell’allora sindaco Adriano, e la moglie che abitavano in una strada in un quartiere storico della città, che la sera si popolava di ragazzi fino a tarda notte. La coppia chiedeva un risarcimento “per le immissioni di rumore” nella propria abitazione.In primo grado il tribunale aveva dato ragione alla coppia, mentre in Appello la sentenza era stata ribaltata. Infine i giudici della Suprema Corte hanno stabilito che le istanze erano legittime. Secondo i giudici della Cassazione «la pubblica amministrazione è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, può essere condannata sia al risarcimento del danno patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità».

Un pronunciamento che rischia di far vedere un effetto domino dalle grandi città ai piccoli comuni, andando a coinvolgere tutte le emministrazioni d’Italia. «Ma anche gli esercenti, nel caso, dovranno prendere atto di questa sentenza. È opportuno disciplinare la movida - ha sottolineato Tedesco - anche questa settimana sono convocate delle riunioni apposite, interlocuzioni per capire come comportarci. Certo dobbiamo fare i conti con la difficoltà del personale che possa controllare in orari notturni la situazione. Leggeremo anche le motivazioni, per capire meglio cosa dice questa sentenza».

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