CIVITAVECCHIA – La HCS, la famigerata società comunale, ammessa ai benefici della Legge Fallimentare qualche anno fa e dalle cui ceneri è nata Csp, è ancora operativa. Se ne sono accorti alcuni consiglieri comunali che, nel corso delle ultime sedute del Consiglio, hanno chiesto conto della situazione al Sindaco che, per la verità, è sembrato cadere dalle nuvole.

Tutti ricorderanno il disastro della società che nel 2012 finì in liquidazione. Dopo quasi cinque anni di tentativi, non poche polemiche per gli esorbitanti costi sostenuti, i 5 stelle riuscirono a far ammettere la HCS srl ai benefici del concordato preventivo, che venne così omologato dal Tribunale ad inizio 2019. La durata della liquidazione concordataria era fissata dal Giudice in un massimo di tre anni.

Il liquidatore nominato, avvocato Pecoraro, lavorò con grande serietà ed efficienza e rispettò in pieno il termine e chiuse la liquidazione il 31 dicembre 2021, anche con qualche mese di anticipo sul termine ultimo (21 marzo 2022).

La intera procedura, tra liquidatori, periti, consulenti, commissari, revisori dei conti è costata al Comune di Civitavecchia uno sproposito. Si parla di circa 1,5 milioni di euro. Ma certamente i più penalizzati risultarono i creditori di HCS, alcuni dei quali riuscirono a recuperare solo il 21% del credito che vantavano nei confronti della società.

L’ avvocato Pecoraro depositava il rendiconto finale in data 15 giugno 2022, e quindi il legale rappresentante della HCS (un altro liquidatore, diverso da quello del Tribunale e nominato dal Comune, essenzialmente per depositare bilanci e dichiarazioni reddituali della società) avrebbe dovuto provvedere a cancellare la società ed a porre fine allo sperpero infinito a danno dei cittadini di Civitavecchia.

Manco per niente. Si scopre adesso, a distanza di un anno dal giugno 2022, che non solo la HCS non è estinta e cancellata dal Registro delle imprese, ma che la società continua a pagare indennità e parcelle come se la Legge non imponesse invece la cessazione delle attività.

Fatto sta che i civitavecchiesi (da un anno e mezzo ormai, ovvero dal 31 dicembre 2021) stanno pagando migliaia di euro per liquidatori, consulenti, revisori di una società che non doveva nemmeno più esistere.

Paradosso nel paradosso è quello poi legato al “tesoretto”, quantificato in 1,7 mln di euro, ovvero nel residuo della liquidazione conclusasi nel 2021 e che il Comune avrebbe dovuto “re-introitare” quantomeno da un annetto buono.

Che fine hanno fatto questi soldi?

Come si vede nella scheda tecnica di approfondimento, approvato il bilancio finale di liquidazione (quello al 31 dicembre 2021) la società doveva essere cancellata dal Registro delle imprese, un lavoro di qualche ora. Quantomeno la società doveva essere estinta con il deposito del bilancio 2022. Considerato che nel 2022 la HCS non ha svolto alcuna attività, il bilancio 2022, poteva essere depositato nei primi giorni del 2023.

La società avrebbe dovuto così restituire al Comune di Civitavecchia il famoso milione e 700mila euro. Invece è passato il 2022, è passato il primo quadrimestre 2023 e ancora niente, a parte gli emolumenti regolarmente pagati non si sa bene per quale motivo, la Hcs continua a risultare iscritta al registro delle imprese, il tesoretto del Comune non è chiaro che fine abbia fatto e se e quando il Pincio ne abbia ottenuto la disponibilità e se tutto questo non costituisca un danno all’erario, visto che si continuano a sostenere costi con soldi pubblici senza alcuna valida motivazione per una “società fantasma” che non dovrebbe esistere più.

CSP – Martedì 9 maggio seconda convocazione per l’assemblea dei soci di Csp, che dovrà approvare il bilancio (che si chiuderà in utile, nonostante la crisi dichiarata dagli amministratori dell’azienda che a dicembre ha portato il Comune a versare altri 1,7 milioni nelle casse della società) e procedere alla nomina dei nuovi amministratori. Tra gli uscenti Lungarini, Mormino e Sanfelice di Bagnoli, quest’ultima non si è ricandidata.

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