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CERVETERI - Già alla fine del 2022 si era aggiudicata il titolo di "Capitale della siccità". E ora, a inizio 2023, la situazione, per Cerveteri, non sembra essere affatto migliorata. Anzi. Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio Anbi (associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) nella città etrusca in tutto l'anno appena trascorso, sono caduti 250 millimetri di pioggia (-68% sulla media), pari a quanto accade nelle regioni aride di Nord Africa e Medio Oriente. «È ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto di pioggia, per utilizzarle nel momento del bisogno», ha detto il direttore generale dell'Associazione, Massimo Gargano. «Questo - ha proseguito - va affiancato a una costante ricerca nell'ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l'efficientamento delle reti idriche, né le possibilità di utilizzo delle acque reflue». «Si tratta di un problema veramente serio - ha commentato l'assessore all'Agricoltura, Riccardo Ferri - Anche in questi giorni di inizio anno non si vede l'ombra di neve o di pioggia». Una situazione che perdurando metterà probabilmente in difficoltà le produzioni dei prossimi mesi. E proprio come il direttore generale dell'Osservatorio Anbi, anche l'assessore all'agricoltura etrusca punta i riflettori sulla possibile soluzione «Bisognerebbe pensare alla realizzazione di grandi invasi, ad esempio - ha proseguito ancora Ferri - dove raccogliere l'acqua piovana quando piove. Serve una pianificazione a livello nazionale, altrimenti le colture italiane subiranno dei cambiamenti». Insomma, alcuni alimenti coltivati sul territorio nazionale e dunque anche etrusco, con il perdurare di questa situazione di forte siccità potrebbero sparire per lasciare il posto a «nuovi prodotti».
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