PHOTO
Ancora una volta la regista e autrice Emma Dante, con “Misericordia”, racconta l’universo femminile. Appuntamento al Teatro dell’Unione il prossimo 20 gennaio ore 21 nell’ambito della stagione nata dalla collaborazione tra il Comune di Viterbo e ATCL – Circuito multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio.
Come in Le sorelle Macaluso, in Misericordia parte da un suo spettacolo e lo trasforma per consegnarlo al cinema e a una libertà creativa ed espressiva capaci di renderlo qualcosa di nuovo, di diverso. Il minimalismo della messa in scena teatrale, totalmente affidata a personaggi che si muovono sulla scena nera e vuota, ci trasporta in un paesaggio senza pace dove vive una piccola diseredata comunità.
“Misericordia” è una favola contemporanea. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine.
Tre donne che si prostituiscono e un ragazzo menomato vivono in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Arturo non sta mai fermo, è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa.
La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un'acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china 'i musica e Lucia abballava p'i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. L'uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo e Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l'inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino.
©RIPRODUZIONE RISERVATA