CIVITAVECCHIA – «Progetti e documenti storici che raccontano minuto per minuto i lavori del Traiano da cui nacque il magnifico tetro come è oggi, rischiano di andare al macero. Così viene trattata la memoria in questa città».

A denunciarlo è lo scrittore Fabio Angeloni autore del romanzo di successo La Quarta Luna, omicidi sulla via di Santiago (Bertoni editore), in procinto di pubblicare il suo secondo romanzo: «I documenti fanno parte dell’eredità di mio padre, l’ingegner Franco Angeloni che diresse i lavori del Traiano e che era un grande appassionato di teatro. Ho avvertito il Comune e pensavo si facessero vivi. Nessuna risposta».

«Si tratta – prosegue Angeloni - dei progetti originali, documenti tecnici e contabili e un’infinità di foto che documentano, minuto per minuto, il complesso rifacimento del teatro che portò alla sua riapertura nel maggio del 1999, (dopo oltre 20 anni di chiusura forzata), rifacimento che visse momenti difficilissimi. Come quando, ad esempio, tolta di mezzo la vecchia platea a conchiglia con le sedie di legno, si scoprì che scavando per far posto alla nuova, come prevedeva il progetto dell’architetto Cicin, le mura finivano, Fu necessaria una complessa opera di sottofondazione per farle reggere e continuare i lavori. C’è una foto dell’epoca che ritrae l’allora assessore Alfio Insolera e mio padre in cantiere nel mezzo dello scavo della platea in un momento in cui i lavori rischiavano di essere sospesi. E fu soprattutto grazie alla caparbietà di loro due che i lavori invece proseguirono. Un altro momento difficile fu la messa in opera delle pesantissime capriate che reggono il soffitto che richiese l’intervento di mezzi speciali tra cui una gru altissima. Ricordo mio padre preoccupatissimo in quei giorni, soprattutto per la sicurezza dei suoi operai. Ci furono anche episodi curiosi come quando Insolera e mio padre si accorsero che il progetto originale prevedeva sì l’ accesso ad una delle balconate, ma l’accesso era alto un metro e mezzo. Questo materiale storico è del tutto inedito e servirebbe per una mostra o per arricchire il sito del teatro stesso ed è ovviamente a disposizione del Comune. Ancora per poco però. Non ho dove tenerlo e sarebbe un peccato mandarlo al macero, ma finora dal Comune nessun segnale».

«Sarebbe un peccato che i progetti e le foto del restauro del Traiano andassero persi, dico per la città che è così trascurata in fatto di memoria. Mio padre era un grande appassionato di teatro - ricorda Fabio Angeloni - e la sua passione l’ha deposta nei cuori di decine e decine di giovanissimi che lui stesso ha avviato sul palcoscenico, facendo muovere loro i primi passi. In molti casi hanno proseguito, come è stato per l’amico Pino Quartullo che lo ha fatto con grande successo. In famiglia questa passione è arrivata fino ai nipoti, Francesco (mixer luci in molti spettacoli TV) e Delfina (doppiatrice e attrice), ed è in un suo spettacolo, Enea chi altro se no? che mio padre è voluto salire, a 92 anni, sul palcoscenico. Con la stessa passione ha conservato tutto ciò che riguardava i lavori del Traiano, compresi i libri contabili che sono ancora lì, in attesa che dal Comune qualcuno si muova».