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TARQUINIA - La parola alle parti civili davanti alla Corte d’Assise di Roma nell’ambito del processo per l’omicidio del professor Dario Angeletti, di Tarquinia, docente di Ecologia marina all’Università della Tuscia, ucciso a Tarquinia il 7 dicembre 2021 nel parcheggio delle Saline all’interno della sua auto, una Volvo V40, per mano del reo confesso Claudio Cesaris, oggi 70enne, ex tecnico di laboratorio che ha sparato due colpi di pistola alla nuca di Angeletti.
A parlare oggi gli avvocati delle parti civili: l’Università della Tuscia, rappresentata dall’avvocato Andrea Fedeli; il Comune di Tarquinia, rappresentato dall'avvocato Paolo Pirani, la vedova della vittima, i due figli e le sorelle di Angeletti, rappresentati dagli avvocati Rodolfo Bentivoglio e Massimiliano Zoli; e la stessa ricercatrice quarantenne di Abbiategrasso, rappresentata dall’avvocato Eliana Saporito.
E’ ancora ricoverato Claudio Cesaris, che da tempo ha registrato un peggioramento del suo stato di salute. Cesaris, difeso dagli avvocati Michele Passione del foro di Firenze e Alessandro De Federicis del foro di Roma, è accusato anche del reato di stalking nei confronti della ex amante, la ricercatrice 40enne trasferitasi da Pavia a San Martino al Cimino dopo aver vinto il concorso all’Università della Tuscia. Proprio la gelosia nei confronti della donna, che aveva stretto un’amicizia con il professor Angeletti, sarebbe stata la causa dell’omicidio che, secondo l’accusa, sarebbe stato premeditato in tutti i particolari. La pubblica accusa ritiene infatti che Cesaris abbia agito con premeditazione e che il movente sia da ricercare «nella mancata accettazione della fine della relazione con la donna...Si sviluppa una marcata gelosia nei confronti di Angeletti, vissuto come antagonista, e/o di vendetta nei confronti della ricercatrice”.
Claudio Cesaris, come si ricorderà, venne arrestato dai carabinieri poco ore dopo l’omicidio compiuto con una pistola che non è mai stata ritrovata. A novembre 2022, nella prima udienza, il pm titolare dell’indagine, Alessandro Gentile della Procura di Civitavecchia, dopo una breve requisitoria, confermò il castello accusatorio nei confronti di Cesaris, chiedendo 23 anni di condanna per il 69enne che per futili motivi e in modo premeditato aveva pianificato l’omicidio del presunto rivale in amore.
«L’accusa ritiene di aver pienamente provato la responsabilità dell’imputato – aveva detto il pm Alessandro Gentile in udienza - che si basa su prove materiali e logiche molto solide, tra cui il sistema di videosorveglianza sul parcheggio delle Saline di Tarquinia. L’imputato viene ripreso mentre scende dall’auto della vittima, si allontana e sale a bordo della sua. Nessuno salirà più sulla macchina di Angeletti fino al ritrovamento del cadavere. Gli accertamenti stub, eseguiti a 6 ore dal fatto, hanno fatto rinvenire particelle di polvere da sparo sulla parte superiore del corpo di Cesaris. Ed erano particelle compatibili”. “Inoltre - dice ancora Gentile - sono state ritrovate tracce ematiche all’interno della vettura dell’imputato che l’analisi biologica riconduce alla vittima. A ciò si aggiunga la confessione resa dall’imputato davanti al gip».