L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (Grig) si oppone al progetto di una centrale eolica proposto dalla società veneta Torcello Wind s.r.l. nelle colline fra il Lago di Bolsena e Bagnoregio, nei comuni di Bagnoregio, Lubriano, Celleno, Montefiascone e Viterbo. A tal proposito ha presentato “osservazioni” nel procedimento di valutazione d’impatto ambientale (Via).

Il progetto prevede sette aerogeneratori alti 200 metri con una potenza di 6 megawatt ciascuno, complessivamente un impianto da 42 megawatt.

Un progetto che prevederebbe «sbancamenti, viabilità, cavidotti, cabine elettriche in area agricola, attraversata da vari corsi d'acqua, boschi e macchia mediterranea» scrive il GrIg.

L’associazione rileva la presenza di vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), di aree (lago di Bolsena, calanchi di Civita di Bagnoregio) rientranti nella Rete Natura 2000.

«La centrale eolica - sostiene Grig - sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa 7 chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall'art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile».

L’associazione ritiene inoltre che la presenza di altri analoghi progetti e impianti già realizzati, necessiti di una «valutazione cumulativa degli impatti ambientali, come richiesto da norme e giurisprudenza in materia».

Il Grig ha chiesto al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale dell’impianto e ha informato il ministero della Cultura, la Regione Lazio, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Viterbo e i Comuni interessati.

«Grazie anche alla ignavia della Regione Lazio e di troppi enti locali - dice l’associazione - ormai l’immane marea di progetti di pura speculazione energetica che incombono e in parte sono già stati realizzati rischia di compromettere definitivamente valori storico-culturali, ambientali/paesaggistici della Tuscia, fondamentale identità del territorio e straordinario richiamo turistico ed elemento di equilibrata crescita economico-sociale».

Per l’associazione «ormai si tratta di un autentico far west della speculazione energetica nella Tuscia».

Il Grig sostiene che, dai dati non aggiornati, ci sono almeno «51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti, ormai svariate decine i progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione: complessivamente circa 7 mila ettari fra aree occupate da impianti realizzati negli ultimi vent'anni, impianti in corso di realizzazione e impianti in corso di istruttoria. Terreni talvolta affittati, altre volte espropriati per due soldi, talvolta nei demani civici.

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica - sostiene l’associazione - senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici sta già snaturando radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia - incalza il Grig - con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali».

L’associazione parla di «assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.

La Provincia di Viterbo negli ultimi anni è sempre stata ai non invidiabili vertici nazionali per il consumo del suolo per abitante (rapporto Ispra sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80. Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.

Evidentemente poco importa il consumo del suolo, in fondo sono solo pascoli, terreni agricoli».

Il Grig, insieme ad altre realtà ambientaliste e culturali, si oppone da anni alla speculazione energetica nella Tuscia (e non solo) con azioni legali e di sensibilizzazione, ha sostenuto e sostiene qualsiasi iniziativa istituzionale che possa portare a una migliore tutela di un paesaggio storico-culturale di eccezionale valore, quale quello della Tuscia.

«Gli impianti produttivi di energia da fonte rinnovabile - conclude - andrebbero ubicati in aree già degradate, in zone industriali, nonché con l’utilizzo dei tetti e coperture di edifici già esistenti».