CERVETERI - Si è parlato di violenza sulle donne. Del perché del "sommerso" che ancora oggi, nonostante le numerose denunce e soprattutto richieste di aiuto che arrivano costantemente ai centri antiviolenza di Cerveteri e Ladispoli, è presente e insiste sul territorio. Questo il tema affrontato nei giorni scorsi al Centro di Arte e cultura di Ladispoli durante l'incontro promosso dal gruppo Udi "Nilde Iotti" di Cerveteri e Ladispoli. Durante l'incontro, molto partecipato, «si è ribadito che il passa parola è ancora il più formidabile aiuto che in una comunità si può dare a quelle donne che vivono nella condizione di profonda prostrazione in cui si cade quando si subisce la violenza di genere. Boom di richieste di aiuto al centro antiviolenza di Cerveteri e tante le donne che si rivolgono allo Sportello di Ladispoli. Cosa significa tutto ciò? C’è purtroppo ancora un “sommerso” che può emergere facendo circolare l’informazione che si può uscire dal circuito della paura per sé e per i propri figli se si telefona (Tel. 3890921510 Ladispoli e 3669755274 Cerveteri) e ci si reca al posto giusto».
I NUMERI DEL CENTRO ANTIVIOLENZA DI CERVETERI
In poco più di due mesi sono già oltre 40 le richieste di aiuto da parte delle vittime: non solo donne di Cerveteri ma anche di Ladispoli e del comune di Fiumicino. Il centro è gestito da “BeFree”, la cooperativa assegnataria del progetto dopo il finanziamento della Regione Lazio. «Si sono rivolte a noi molte donne già – aveva spiegato la responsabile del centro, Ileana Aiese Cigliano – nella prima settimana di apertura dell’attività abbiamo portato la media di una scheda al giorno che è alta. In genere parliamo di una fascia d’età tra 40 e 50 anni, anche se seguiamo qualche 20enne e ci sono pure le over 65. Dico la verità, non è che ci aspettassimo cose diverse». Non c’è solo la violenza fisica, anche quella psicologica è predominante sentendo le varie storie. Il funzionamento è sempre lo stesso. C’è una rete collegata a professionisti con avvocati e forze dell’ordine con iter pronto ad essere attivato in tribunale qualora ce ne fosse necessità.
I CONSULTORI FAMILIARI
Intanto, durante l'incontro promosso dall'Udi "Nilde Iotti" si parlato anche dei consultori familiari: «Un servizio indispensabile per prevenire i problemi che riguardano le donne, le loro famiglie e i loro bambini. Dobbiamo averne di più, con più operatori - spiegano dal gruppo - Solo così si potrà andare in tutte le scuole (dalla terza media in poi) e aiutare i giovani a crescere, confrontandosi con quei principi di corretta educazione sentimentale e sessuale che soli possono cambiare verso alla nostra società patriarcale e sessista».

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