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CIVITAVECCHIA - Dopo il caso Cozzolino di ieri, con la notizia relativa al presunto reato di estorsione che vedrebbe indagati il sindaco e gli amministratori delle municipalizzate, oggi tocca a Rolando La Rosa.
Il consigliere comunale, non nuovo ad esternazioni “sui generis”, rischia di pagare duramente quelle fatte nel settembre del 2016 ai danni dell’ex sindaco Pietro Tidei. Per lui il giudice Massimo Marasca ha infatti richiesto l’imputazione coatta per diffamazione.
Tutto parte dal discorso tenuto da La Rosa davanti alla folla di Palermo, nella festa nazionale del Movimento Cinque Stelle, dove il consigliere affiancato dal vicesindaco Lucernoni paventò una possibile tangente presa da Tidei sull’appalto del carbone. Una ipotesi che veniva solamente dalla sua esperienza di Commissariato. Tidei, nel video chiamato da La Rosa “zi Pietro”, dichiarò subito la volontà di denunciare La Rosa.
A distanza di un anno il Pm chiese l’archiviazione per La Rosa, ma di fronte all’opposizione del legale di Tidei il giudice Marasca ha convenuto nella giornata di ieri di disporre l’imputazione coatta per diffamazione nei confronti di La Rosa.
In sintesi il giudice ha richiesto alla Procura di procedere nei confronti del consigliere comunale per il reato di diffamazione.
"L'ipotesi di reato - commenta La Rosa - è stata derubricata in diffamazione semplice e si discuterà dal Giudice di Pace. Sono sereno, perché non ho offeso nessuno, basta risentire con attenzione le mie parole, che non erano rivolte a Tidei".
“Un altro signore che durante il processo dovrà render conto delle fandonie che ha pronunciato – ha dichiarato l’onorevole Marietta Tidei -. Come sempre, grande fiducia nel lavoro della giustizia”.