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LADISPOLI - «Eccoci arrivati a un traguardo che guardandoci indietro sembrava irraggiungibile». Oggi, un anno fa, Giulio Luttazi, giocane calciatore del Città di Cerveteri (Under 17), ricoverato al Bambino Gesù, riceveva il trapianto di midollo osseo. E la madre ricorda quel giorno come fosse ieri. «Oggi festeggiamo un anno della sua nuova vita - sostiene Roberta Spaccini -, il percorso è stato, è, e per certi versi, sarà ancora lungo e delicato, ma questo primo anno va festeggiato, la data del trapianto e la persona che ha donato le cellule staminali a Giulio, ormai fa parte della nostra vita. Se guardiamo nostro figlio, non possiamo fare a meno di non pensare a un ragazzo tedesco che si è iscritto nel suo paese come donatore di midollo osseo e il destino ha voluto che fosse compatibile geneticamente con Giulio. Senza di lui, non so veramente come sarebbe andata a finire». Poi la scelta di diventare volontari Admo e diffondere notizie sulla donazione del midollo osseo. «Iscriversi all'Admo – aggiunge - vuol dire diventare possibili donatori di vita per chi si trova ad affrontare una malattia simile». Il calvario per il giovane 16enne di fede laziale è iniziato esattamente un anno fa. Era in campo e dopo uno scontro di gioco nella partita col Fiumicino venne ricoverato in ospedale. Al Bambino Gesù i sanitari si erano accorti che qualcosa non andava. Tutti hanno fatto il tifo per Giulio, portiere del Cerveteri. «Questo anno ha visto Giulio dover affrontare molte difficoltà e infezioni – spiega sempre Roberta - ha dovuto superare il Covid che gli ha scatenato la mononucleosi e una grave insufficienza renale, ha dovuto affrontare un altro mese di ricovero dopo i sei mesi ininterrotti di ospedale prima del trapianto. Giulio sta ancora facendo delle terapie e assidui controlli. Il suo sistema immunitario deve riprendere la sua normale funzionalità, il che avverrà solo dopo la sospensione di tutti i medicinali e la ripresa del piano vaccinale». Infine l’appello: «Non possiamo che essere soddisfatti di dove siamo arrivati e di quello che ci siamo lasciati alle spalle. Stiamo per raggiungere la vetta della nostra montagna e siamo certi che il panorama da lassù sarà bellissimo e ne sarà valsa la pena. Auguriamo a Giulio un futuro pieno di sogni da avverare, di spensieratezza, di tranquillità, di gioia nel vivere i suoi sedici anni, un futuro di tanta salute e meno medici intorno, anche se i medici insieme al donatore di midollo osseo gli hanno permesso di essere qui oggi».
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