CIVITAVECCHIA – Alla luce del consiglio comunale saltato per mancanza del numero legale, nel corso del quale si sarebbe dovuto discutere della proposta di uscire dalla Città Metropolitana per dar vita alla nuova Provincia “Porta d’Italia”, il gruppo consiliare ed il circolo del Pd hanno manifestato perplessità sul percorso, portando all’attenzione diverse osservazioni nei confronti di una iniziativa definita “di carattere demagogico dal sapore elettoralistico”.

«La prima, ineludibile questione che poniamo è relativa alla necessità che una scelta così importante deve essere rimessa alla decisione della cittadinanza dopo una adeguata e corretta informazione così che ciascuno possa esprimere il suo punto di vista in piena consapevolezza – hanno spiegato – non vi sarebbero al momento le condizioni normative e di legge che renderebbero praticabile una proposta che, per il numero di Comuni eventualmente coinvolti e dunque per numero di abitanti e dimensione,

non avrebbe i requisiti previsti dalle attuali normative; non avrebbe, tale provincia, le risorse necessarie per avere una propria autonomia finanziaria e perderebbe molti dei benefici economici e reputazionali di essere parte della Città Metropolitana della Capitale d’Italia. Alcuni Comuni che hanno espresso riserve, come Cerveteri ad esempio, sarebbero costretti, contro la propria volontà a far parte della eventuale Provincia. Da ciò discende che non sarebbe una aggregazione di comunità che nascerebbe sotto una buona stella democratica. Per inciso, poiché non vi sono altre Provincie in Italia che non prendano il proprio nome dal capoluogo, al di là della ambiziosa denominazione di “Porta d’Italia”, si dovrebbe più ragionevolmente supporre che si stia discutendo della Provincia di Fiumicino che, a titolo di memoria, ha il doppio degli abitanti di Civitavecchia. In questo caso, il nostro scalo, da Porto riconosciuto in Europa con la qualità di porto “core” in quanto sbocco a mare della Capitale, si ridimensionerebbe a Porto di una piccola Provincia italiana. Dentro una più approfondita discussione, che sollecitiamo e auspichiamo, sarebbero ancora altre e più numerose le motivazioni che spingerebbero verso una cauta opposizione».

Il Pd chiede oggi, con responsabilità, di mettere sul tavolo argomenti, cifre e dati concreti e si dia modo ai cittadini di esprimersi anche con strumenti referendari.