Volano gli stracci in maggioranza. Le promozioni pre-elettorali in Csp hanno acceso una schermaglia mica da poco tra i consiglieri di Tedesco. Chat roventi e scambi di messaggi al vetriolo, al punto da mettere in difficoltà il sindaco stesso, che come è suo costume si è limitato ad allargare le braccia e a dare la propria disponibilità per una riunione di maggioranza per domani pomeriggio, per “aggiornare” i consiglieri sulle notizie in suo possesso. Pochino per calmare gli animi e placare i più furenti, a partire dalla ritrovata pasionaria Roberta Morbidelli che - forse perché la questione la riguarda da vicino come dipendente di Csp - si è risvegliata dal suo torpore scuotendo per prima i whatsapp dei colleghi: «È veramente una vergogna, spero si vada fino in fondo», ha tuonato in chat, prima di rincarare la dose di fronte al silenzio assordante degli altri: «Su una roba del genere tutti zitti, va bene a tutti? Vi ricordo che il Comune come socio unico non può fare finta di nulla». A quel punto pare che qualcuno abbia provato a giustificare il proprio silenzio, fino a quando Massimo Boschini ha rilanciato, condividendo l’ira morbidelliana: «Vogliamo sapere come stanno le cose, si apra una indagine».

Il silenzio imbarazzato di fronte a questioni così può essere comprensibile. La cosa più grave è che invece qualcuno ai vertici della struttura dell’azienda municipalizzata continui a mentire sapendo di mentire, come chi si ostina - negando l’evidenza - addirittura a dire di non aver firmato alcun accordo.

Non possiamo e non vogliamo in questa sede entrare nel merito di queste conciliazioni: se fossero diritti dei lavoratori sarebbe giusto che venissero riconosciuti. Però qualche considerazione va fatta, trattandosi di soldi pubblici, derivanti dalle tasse dei civitavecchiesi.

Il diritto del lavoratore può essere riconosciuto da un giudice. In questo caso non c’è stato alcun ricorso in tribunale, ma è bastata una semplice lettera del sindacato per far mollare all’azienda non uno ma addirittura 3 livelli contrattuali. Significa dunque che le mansioni svolte dal lavoratore (anzi dai lavoratori visto che siamo a circa 30 conciliazioni in pochi mesi, molte delle quali senza alcuna vertenza) erano talmente diverse e superiori a quelle previste contrattualmente, che il datore di lavoro ha preferito arrendersi all’evidenza per evitare danni maggiori. Ora, trattandosi di una società con quasi 400 dipendenti, risulta difficile pensare che non esistessero alternative interne o che i carichi di lavoro fossero tali da costringere a far operare qualcuno sempre “in emergenza” con mansioni superiori. Evidentemente chi dirige il personale in questo caso non sarebbe esente da responsabilità. Una riflessione inevitabile, visto il livello di contenzioso in Csp e visti i costi del personale, con particolare riferimento a quello amministrativo (circa 1,8 milioni), che costituiscono la principale criticità dell’azienda, stando a tutte le relazioni degli organi di controllo.

Infine, anche continuando a voler essere buoni (ma è facile farlo quando a pagare sono i cittadini), rileggendo i documenti e i giornali degli ultimi anni è evidente come nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad una netta divisione, politica e sindacale, tra figli e figliastri. Con l’azienda intanto costretta a farsi versare di corsa quasi 2 milioni, disattendendo una delibera del consiglio comunale che avrebbe imposto di rinviare il conferimento fino all’approvazione del bilancio, perché evidentemente le casse erano vuote. Questo fatto, anche molto più grave e rilevante anche nelle possibili conseguenze, in seno alla maggioranza ha fatto meno clamore delle promozioni, che invece rischiano di aprire una resa dei conti pericolosa per Tedesco, che ancora sogna la riconferma.

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