Il Marchese del Grillo non avrebbe saputo fare di meglio: all’ospedale San Paolo il posto auto è per i medici. Neppure per gli infermieri, ma per i medici. Anzi, per i primari. Solo loro hanno ormai il diritto di lasciare il proprio veicolo in sosta. Con obbligo di accontentarsi, altrimenti qui posti potrebbero finire addirittura alla Direzione sanitaria che sta ovviamente più in alto.


Per il momento il vertice ha voluto abbassare il tiro e in uno slancio di clemenza ha trasformato quei due parcheggi dei quali si era appropriato proprio all’ingresso principale del nosocomio, da “Riservato Direzione sanitaria” in un semplice “Riservato”. Ma il conto rimane aperto e le cose potrebbero presto cambiare. Morale della favola, chi una volta accedeva al San Paolo per seguire un percorso oncologico o per dialisi, deve dire addio alla possibilità di parcheggiare l’auto all’interno della struttura. I posti che un tempo erano riservati ai malati gravi, quelli al margine della strada che percorrono le ambulanze per accedere al pronto soccorso, ora sono numerati e ad ogni numero corrisponde un primario. Una situazione assurda, considerato che ora l’unica area grande (si fa per dire) delimitata dalle strisce gialle per diversamente abili è quella a ridosso del tendone dei prelievi. Chi arriva per una terapia o una visita urgente di natura oncologica, deve prima cercare un parcheggio all’esterno, con problemi rilevanti anche per il personale di vigilanza. Avete mai provato a spiegare a un malato oncologico che qualcuno in alto gli ha appena negato uno dei pochi diritti che gli erano rimasti? Succede allora che, se il paziente è grave accetta il verdetto perché sta talmente male da non avere neppure la forza per replicare, se invece è in condizioni di reagire, spesso lo fa e anche in malo modo. E allora si torna a parlare di aggressioni, di poveri medici bistrattati da utenti senza scrupoli, di maleducazione e pretese assurde. Si torna a parlare della necessità di avere un poliziotto al servizio dell’ospedale h24, si invoca rispetto e riconoscenza. Ma quale rispetto è in grado di offrire una Direzione sanitaria che all’atto di ingrassare le proprie articolazioni, neppure si pone il problema delle difficoltà vissute quotidianamente dalle persone che soffrono?


Baroni alla riscossa o giù di lì, a fronte di persone sofferenti, calpestate nei loro diritti da una Asl Roma 4 onnipresente solo quando si tratta di tagliare nastri per compiacere una politica regionale lontana anni luce dalla realtà, capace solo di leggere numeri e cifre. Quel che è fatto è fatto e il festival dei privilegi è servito. Una domanda tuttavia sorge spontanea? I professoroni del San Paolo, quelli che oggi non possono permettersi di parcheggiare fuori, di percorrere cento metri a piedi e che quindi hanno bisogno di soffiare il posto auto a malati spesso molto gravi, per spostarsi dal loro reparto al bar dell’ospedale per fare colazione, avranno bisogno di una apposita navetta organizzata per loro dalla Direzione sanitaria, oppure – almeno questa volta – faranno lo
sforzo di utilizzare le loro gambe? Misteri del San Paolo.


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