CIVITAVECCHIA - La caccia alle streghe è partita. La direzione sanitaria dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia, dopo aver accusato il colpo, anziché fare mea culpa ha preferito rilanciare. Il dottor Antonio Carbone insieme allo stato maggiore del nosocomio cittadino - coloro in pratica che hanno fatto a cazzotti o quasi per accaparrarsi il parcheggio migliore all’interno dell’ospedale San Paolo dopo averlo soffiato ad oncologici e dializzati - piuttosto che chiedere scusa per un atto a dir poco disumano e fuori luogo, ha voluto interrogarsi su come la notizia possa aver raggiunto gli organi di informazione. Questa è l’unica priorità per la direzione sanitaria del San Paolo, visto che manca poco alle elezioni regionali e uno scandalo simile che mette spalle al muro la direzione generale della Asl Roma 4, oltre al dg Cristina Matranga trascina nel baratro anche quell’Alessio D’Amato che da assessore alla Sanità del Lazio l’ha voluta a Civitavecchia e che ora ha la presunzione di guidare la Regione. Le chiacchiere stanno a zero.

Il dottor Carbone, come pure la Matranga, possono stare tranquilli. Possono avviare tutte le inchieste interne che vogliono, ma il fatto grave resta ed è sotto gli occhi di tutti. Possono parlare di decisioni provvisorie, di azzardi e di qualsiasi altra cosa, ma non potranno mai negare di aver deciso di togliere a persone fragili uno dei pochi diritti che avevano. In un contesto del genere, l’unica strada percorribile è quella di chiedere scusa agli utenti, soprattutto ai dializzati e agli oncologici. Ma per farlo serve coraggio e umiltà.

Intanto la replica della direzione sanitaria della Asl guidata dal dottor Carbone è arrivata. “La rimodulazione degli stalli si è resa necessaria per permettere alla ditta che sta portando avanti i lavori interni alla struttura sanitaria di realizzare un’area di cantiere. Tale sistemazione è comunque temporanea e legata alla necessità di condurre i lavori di riqualificazione nella totale sicurezza per pazienti e operatori. I parcheggi riservati ai disabili sono stati mantenuti così come in precedenza e gli stalli in questione, sei in tutto, erano comunque destinati ai mezzi sanitari in uso all’azienda. La breve sosta per permettere l’accesso dei pazienti fragili in ospedale è comunque garantita. Ci scusiamo per il disagio che è strettamente necessario all’espletamento dei lavori di riqualificazione”.

In poche parole la colpa, secondo Carbone sarebbe della ditta. È stata quindi la ditta ad assegnare a ogni stallo un numero corrispondente a un primario? È stata la ditta a decidere di togliere spazio ad oncologici e dializzati? È stata la ditta a decidere di apporre agli stalli antistante l’ingresso principale dell’ospedale la dicitura “Riservato D.S.”, dove “D.S.” significava Direzione sanitaria, salvo fare marcia indietro e lasciare solo la dicitura “Riservato” in uno tardivo scatto di clemenza? Chiariamo subito una cosa: il primario non esercita quasi mai attività di medicina di emergenza-urgenza, non copre gli stessi turni del “personale di corsia” e difficilmente lo si trova in ospedale prima di una certa ora. Rimane comunque un medico, uno di quelli in camice bianco e con lo stetoscopio al collo sempre pronto a consigliare di non fumare, di mangiare sano e di camminare tanto a piedi. E allora, partendo dall’ultimo punto elencato, potrebbe cominciare a dare il buon esempio, parcheggiando fuori la propria auto e lasciando il posto ai pazienti bisognosi.