Annamaria Lupi

Il Comune di Orte deve trasferire la gestione del proprio servizio idrico a Talete.

Una cessione obbligata, ratificata dal Tar che ha respinto il ricorso dei consiglieri ortani Angelo Giuliani e Daniele Proietti contro l’ordinanza della Regione, emessa a giugno scorso in ottemperanza a quanto disposto dal ministero per la Transizione ecologica.

Nell’ordinanza regionale si chiedeva ai Comuni che rientrano nell’Ambito Territoriale Lazio Nord – Viterbo di trasferire il servizio idrico integrato, qualora non lo avessero ancora fatto, alla società Talete spa, gestore unico dell’Ato, per dare piena attuazione alla legge Galli del 1994. I due consiglieri comunali di Orte hanno invece deciso di presentare ricorso al Tribunale amministrativo contro la Pisana.Nelle motivazioni con cui il Tar ha respinto il ricorso si legge: «Non sussistono i presupposti per l’accoglimento della domanda cautelare, genericamente formulata nell’epigrafe e nelle conclusioni dell’atto introduttivo e non essendo stati allegati specifici profili di danno grave ed irreparabili». Oltre alla bocciatura, Giuliani e Proietti dovranno pagare 3mila euro di spese processuali, suddivisi in 1500 euro da versare alla Regione e altrettanti all’Egato Lazio Nord – Viterbo. Secco e caustico il commento del presidente della Provincia e dell’Ente di Governo dell’Ambito territoriale Lazio Nord Viterbo Alessandro Romoli.

«Forse la decisione del Tar del Lazio sarà un’amara sorpresa per Angelo Giuliani e Daniele Proietti, ma per tutti noi altri amministratori era un qualcosa di scontato e preannunciato. Questo perché abbiamo studiato bene l’ordinanza in questione, ne abbiamo analizzato ogni articolo e comma, e abbiamo compreso che non c’era altra strada praticabile alla concessione a Talete spa dei servizi idrici integrati dei nostri comuni». «Se su 60 comuni della provincia di Viterbo la quasi totalità ha deciso di dare applicazione alle richieste del Ministero e della Regione, probabilmente un motivo c’è - ha aggiunto Romoli - Non siamo amministratori improvvisati e prima di decidere in un verso o nell’altro analizziamo tutte le possibilità. In questo caso non ce n’erano. Spero ora che i due consiglieri del Comune di Orte abbiano compreso che la nostra decisione di non presentare ricorso al Tar non era debolezza, ma sintomo di lungimiranza e di profonda conoscenza dell’apparato amministrativo. E spero altresì che da oggi in poi i due consiglieri adottino un comportamento più collaborativo con l’amministrazione provinciale e con quelle comunali della Tuscia».

Dopo il salvataggio in extremis di Talete a fine novembre, con conseguente applicazione di ulteriori rincari sulle bollette idriche e un recente ritorno da parte della Provincia e dell'Ato per ribadire e sollecitare l’inglobamento di quello viterbese nell’Ato di Roma, le sorti della spa viterbese non sono più state alla ribalta della cronaca. Una strategia di basso profilo probabilmente dovuta anche alle prossime elezioni regionali. Ma la tematica dell’acqua pubblica irrompe in questo penultimo scorcio di campagna elettorale.Anche se forse non in maniera così pressante come la problematica, importante per i cittadini di Viterbo e dell'intera provincia - soprattutto per le loro tasche - richiederebbe.A distanza di poco più di una settimana dall’apertura delle urne, prende quota la possibilità di miscelare le acque del Viterbese con quelle della sorgente Peschiera per mitigare la concentrazione di arsenico. Quasi come se la fonte del Peschiera fosse stata scoperta solo in questi ultimi giorni, a ridosso del voto. Una soluzione che, se adottata negli ultimi anni, non avrebbe impattato sui costi di gestione dei dearsenificatori sostenuti da una “sofferente”, in termini di liquidità economica, Talete e fatti ricadere in maniera pesante sulle bollette degli utenti. Ora che la strada della privatizzazione della spa idrica sembra ormai scontata, sia nella versione più soft - la cessione del 40% delle quote societarie - che in quella “istituzionale” con l’entrata di Ato 1 in quello romano, l’acqua viterbese - depurata dal problema arsenico - diventerà ancora più attrattiva per i soggetti privati. Un bene primario e un servizio strategico sulla cui tutela soltanto pochi voci si sono levate in questa breve campagna elettorale.