Max Vismara

Un altro agente di polizia penitenziaria è finito al pronto soccorso per un colpo ricevuto in testa in seguito all’aggressione di un detenuto. Il fatto sarebbe è accaduto mercoledì sera quando un detenuto italiano avrebbe chiesto all’agente di turno di fare la doccia fuori dell’orario consentito. Al diniego del poliziotto si è scatenata la furia dell’uomo contro l’agente che colpito da un pugno ha sbattuto la testa contro il muro. Il poliziotto ferito è stato trasportato al pronto soccorso di Belcolle per gli accertamenti del caso. Al momento non si conoscono le condizioni dell’uomo. Il detenuto dovrà rispondere ora di aggressione a pubblico ufficiale e lesioni personali. Si tratta dell’ennesima aggressione ai danni di un agente della penitenziaria che testimonia le gravi problematiche che quotidianamente devono affrontare gli operatori che lavorano all’interno della casa circondariale di Mammagialla. Un sotto organico cronico e un dilagante sovraffollamento della popolazione carceraria fanno da miccia a una situazione che rischia di diventare incontrollabile.

«Lo diciamo da moltissimo tempo l'istituto viterbese è allo sbando, manca moltissimo personale - denuncia il vice segretario regionale del Lazio Sappe, Luca Floris - Parma, istituto gemello a Viterbo, lavora con decine di poliziotti in più in pianta organica». Floris denuncia anche difficoltà di rapporti. «Non ci sono più i collegamenti fondamentali nelle linee gestionali del personale. Gli uomini e le donne della polizia penitenziaria sono lasciati soli a se stessi e si interviene solo a eventi successi. Non ci sono adeguate comunicazioni al personale; i momenti di condivisione come per esempio le conferenze di servizio sono ridotte da anni ai minimi termini. Il personale è sempre meno e sempre meno motivato. Sfuggono alla direzione dinamiche che creano malumore e sconforto tra il personale». Il vice segretario del Sappe lamenta che «personale turnista venga trattenuto in servizio d’imperio dopo il regolare orario di servizio per effettuare visite mediche urgenti (che spesso e paradossalmente sono dichiarate urgenti la sera prima per poi rivelarsi al pronto soccorso “codici bianchi”) senza sapere quando finirà il turno e, cosa grave da un punto di vista gestionale, al posto di personale delle traduzioni che sarebbe indicato a tale compito». L’elenco delle criticità è lungo.« I detenuti fanno tutto quello che vogliono senza essere arginati - prosegue Floris - Smontano le brande e le spostano non ascoltando i divieti imposti dagli agenti. Non rientrano in sezione con frequenza quasi quotidiana. Non funziona più il meccanismo di autorità e controllo. La situazione è pericolosissima. Le relazioni sindacali con la direzione sono “vuote”. Esiste un castello formale di facciata ma nei contenuti sono pressoché nulle. La direzione pone in essere tranquillamente atti unilaterali e non ascolta la voce del personale». L’istituto di Viterbo è uno tra i più importanti per spessore criminale e complessità in Italia. Ospita anche sezioni per 41 bis. «Chiediamo a gran voce - conclude Floris - che venga in visita il ministro, il sottosegretario con delega alla polizia penitenziaria, il capo del Dap, qualcuno che ci ascolti e che finalmente abbia davvero abbia a cuore la risoluzione della tensione che esiste all’interno del penitenziario».