Mafia viterbese: la Cassazione conferma le condanne di secondo grado.


La decisione è arrivata nella tarda serata di martedì al termine di una udienza fiume.


Respingendo i ricorsi delle difese secondo cui non ci sarebbero stati i requisiti essenziali dell’associazione mafiosa, la Suprema Corte ha riconosciuto, così come il gup di Roma prima e la Corte d’appello poi, l’aggravante dell’associazione di stampo mafioso per il gruppo capeggiato da Giuseppe Trovato e Ismail Rebesci.


Insomma il gruppo che tra il 2017 e il 2018 si è reso protagonista di diversi episodi di intimidazione: dall’incendio delle auto, alle teste d’agnello mozzate, dai limini davanti alle serrande di alcuni esercizi commerciali alle minacce, fu associazione mafiosa.


Diventano così definitive le condanne per: Giuseppe Trovato: 12 anni e 9 mesi di reclusione; Ismail Rebeshi: 10 anni e 11 mesi; Spartak Patozi: 8 anni e 8 mesi; Gabriele Laezza: 7 anni; Shkelzen Patozi: 6 anni e 4 mesi; Fouzia Oufir: 5 anni; Gazmir Gurguri: 4 anni e 8 mesi; Sokol Dervishi: 4 anni e 6 mesi; Luigi Forieri: 3 anni e 6 mesi (senza l’aggravante mafiosa).


Il sodalizio venne smantellato dai carabinieri di Viterbo nell’ambito dell'operazione Erostrato, coordinata dalla Dda di Roma (pubblici ministeri Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci), il 25 gennaio 2019, che portò all’arresto di 13 persone.


Le indagini accertarono che il gruppo calabro-albanese si capegiatto da Giuseppe Trovato e Ismail Rebesci era insediato nella Tuscia e aveva iniziato qui i suoi affari nel 2017.


L’indagini fu lunga e complessa che consentì ai miltari dell’Arma di ricostruire 46 attentati intimidatori ai danni soprattutto di imprenditori di attività compro oro e gestori di locali notturni.