Ad ottobre la prima ordinanza favorevole. Nei giorni scorsi il nuovo pronunciamento del Tribunale di Civitavecchia, a seguito dell’Appello presentato dall’Euro&Promos, che ribadisce e conferma quanto già disposto. «Sull’appalto delle pulizie avevamo ragione - ha detto la consigliera della Svolta Fabiana Attig - quanto disposto dal collegio arbitrale fa scuola e cristallizza un concetto per noi chiaro fin da subito, e cioè che la clausola sociale, al di là delle interpretazioni, è un diritto sacrosanto del lavoratore». La società dovrà ora reintegrare i lavoratori, assistiti in questi mesi oltre che dalla stessa Attig dall’avvocato Giuseppe Maria Ladisi (nella foto), mantenendo contratti, orario, livelli ed anzianità, procedendo anche al pagamento delle spese.

«Un principio chiaro - ha ribadito Attig - e vigileremo affinché venga applicato tutto e questi lavoratori non vengano vessati. Abbiamo voluto tutelare i 12 lavoratori (al momento per 4 si è potuto percorrere la strada della procedura d’urgenza ndr) che sono stati defenestrati al passaggio di cantiere ed ancora non reintegrati, nonostante il primo pronunciamento. Ringraziamo l’avvocato Ladisi per il lavoro puntuale e per aver riportato al centro un principio che si era perso in questa città». Attig conferma poi la massima attenzione dal punto di vista politico: verrà notificata la sentenza all’ufficio avvocatura affinché ci sia massima vigilanza. «Ancora una volta - ha commentato l’avvocato Ladisi - il tribunale ha riconosciuto le ragioni dei lavoratori. Mi sarei aspettato che la committenza avesse preventivamente vigilato e si fosse adoperata per il rispetto della norma contrattuale violata. Al contrario anche dopo la prima ordinanza del tribunale la committenza ha continuato ad ignorare la vicenda Europomos. Auspico che i lavoratori siano messi nelle condizioni di poter rientrate sul proprio posto di lavoro senza ostruzionismo da parte di chicchessia. Resta il solo rammarico - ha concluso - è che questa vicenda non è ancora chiusa perché altri lavoratori per le medesime ragioni dovranno affrontare il medesimo iter giudiziario per vedersi riconoscere il proprio diritto di conservazione del posto di lavoro».

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