Don Ivan Leto*

Matteo inizia il lungo discorso della montagna. Gesù come un nuovo Mosè, sale sul monte e comunica il suo insegnamento, la sua Torah, incisa non più su pietre ma nel cuore dell'uomo.


"Vedendo le folle Gesù sali' sulla montagna": le otto Beatitudini sono il manifesto di Gesù. Per nove volte riecheggia la parola "beati" la parola felicità. Le Beatitudini evocano fatiche, lacrime, speranze. Nel suo elenco c'è tutta l'umanità: i poveri, chi piange, gli incompresi e quelli dal cuore puro. Le Beatitudini dicono chi è Dio e chi è l'uomo.


Mosè era salito sul monte Sinai e aveva dato i comandamenti, in pratica cosa bisognava fare e cosa non bisognava fare. Gesù ora sale sul monte e dona le Beatitudini, in pratica come bisogna essere. Gesù sale sul monte. Il monte è un luogo carico di  significato. In Matteo, gli avvenimenti importanti della vita di Gesù si svolgono sui monti: le tentazioni, la moltiplicazione dei pani, la trasfigurazione, l'arresto, il mandato finale agli apostoli. Gesù si mette a sedere, come un maestro, secondo l'uso del popolo di Israele, da cui provenivano i cristiani della comunità di Matteo


. Letteralmente il testo greco dice: "Gesù apri' la bocca", un'espressione semitica usata quando qualcuno sta per iniziare una dichiarazione solenne. Un particolare: la prima beatitudine è al presente ("vostro è il regno di Dio") mentre le altre sono al futuro.


Perché è verso il futuro che dobbiamo guardare per costruirlo ed essere felici. Felicità è una parola ebraica ("ascer") che vuol dire avanzare". La felicità non è la meta ma è la strada che mi porta a raggiungere la meta.



*Don Ivan Leto


sacerdote della Diocesi


Civitavecchia - Tarquinia