CIVITA CASTELLANA - Toccante e sentito. Da leggere tutto d’un fiato il discorso che il sindaco Luca Giampieri ha fatto in occasione delle celebrazioni in programma per la Giornata della memoria.


Lo riportiamo di seguito.


«Il 27 gennaio 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa sovietica entrarono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz – Birkenau, insieme ai soldati c’erano anche dei fotografi e dei giornalisti. Che scrissero reportage e scattarono foto destinati a svelare al mondo l’orrore più grande della storia dell’uomo, che ancora oggi segna in maniera indelebile la memoria del mondo intero. L’Olocausto.


Oggi, che proprio alle porte dell’Europa ci sono popoli oppressi che vivono ancora la tragedia della guerra, della violenza, delle deportazioni e dell’odio, io credo che soprattutto per voi giovani noi rappresentanti delle istituzioni – civili, militari, scolastiche – abbiamo l’obbligo di organizzare iniziative che non solo rendano omaggio alle vittime dell’orrore più grande del Secolo Breve, ma che impediscano a chi non è stato testimone diretto di ignorare o, peggio ancora, di dimenticare.


Dimenticare significa uccidere di nuovo gli uomini, le donne e i bambini che persero la vita nei campi di sterminio per mano della follia nazista. Soprattutto oggi che i testimoni oculari di quella tragedia sono sempre meno, abbiamo ancora di più il dovere di spiegare, di tramandare, di evitare che la ragione si addormenti nella nebbia dell’oblio. La Shoah e il racconto della Shoah non possono e non devono limitarsi a poche pagine scritte su un libro di storia secondo quanto previsto da un programma ministeriale. No. Lo sterminio degli ebrei, che oggi ricordiamo nel Giorno della Memoria, istituito 23 anni fa per commemorare il momento dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, deve essere raccontato con un approccio che stimoli nei più giovani il dibattito, che susciti in loro la repulsione per il male compiuto da un uomo verso un altro uomo in maniera così sistematica e crudele. Che impedisca che passi loro solo il racconto edulcorato di un pezzo di storia avvertita come lontana.


Perché, guardate, quella storia non è lontana. Non lo è quando riaffiorano le fosse comuni di Bucha. Non lo era quando venne compiuto il genocidio di Srebrenica. Non era lontana nel 1994 in Ruanda. Sono passati tantissimi anni da quei tragici avvenimenti che hanno segnato per sempre la storia del genere umano. Ma l’oblio e l’effimero non devono distrarci dal ricordo, perché, come sottolinea il presidente Mattarella, “la Shoah, per il suo carattere unico e terribile, trascende la dimensione storica del suo tempo e diventa monito perenne e lezione universale”. Una lezione che noi oggi, come ogni 27 gennaio e come ogni giorno della nostra vita di comunità in cammino vogliamo e dobbiamo riproporre».