TARQUINIA - Quattro ore non sono bastate giovedì per esaminare tutti gli elementi necessari a fare chiarezza sulla morte di Edoardo Costa, il 18enne di Tarquinia deceduto il 26 aprile 2016 dopo essere stato colpito da una fibrillazione ventricolare. Edoardo quella tragica mattina si sarebbe dovuto alzare dal letto per andare a scuola: inutile la corsa in ospedale in ambulanza, perché quella fibrillazione gli fu fatale. L’udienza che si è svolta giovedì presso il tribunale di Civitavecchia si è chiusa con un colpo di scena.

In programma c’era l’esame delle consulenze tecniche: della prima consulenza, con il professor Luigi Cipolloni e il professor Eugenio Gaudio, e della seconda consulenza, con i professori Gaetano Thiene e Rafi el Mazloum. Ma l’esame non si è concluso. I professionisti in aula hanno confermato sostanzialmente quanto già scritto nelle loro perizie.

Ma è emerso un elemento di novità: il professor Thiene ha fondato tutta la sua deposizione sul fatto che non ci sono certezze circa le cause della morte di Edoardo “perché non ci sono i vetrini”. Il professor Thiene in sostanza ha dichiarato di non aver potuto verificare le cause della morte del ragazzo perché non era stato fatto il preparato istologico della parte che poteva essere l’origine dell’aritmia. Di contro, il professor Cipolloni, che eseguì l’autopsia sul corpo del giovane, in sede di udienza ha mostrato le foto di quelli che dovrebbero essere, invece, i vetrini in questione, relativi proprio ad Edoardo. Il professor Cipolloni ha sostenuto cioè di aver fatto tutto il dovuto, portando a riprova una fotografia che attesterebbe che quei vetrini ci fossero stati e che sarebbero stati identificati e numerati parte per parte. A fronte di questo, il giudice ha rinviato tutto, per continuare l’esame dei consulenti, nella prossima udienza del 9 marzo. Annullata invece l’udienza prevista a febbraio per l’indisponibilità di alcuni.

Ancora lontana appare per il momento la possibilità di fare piena luce su una tragedia che ha afflitto i genitori di Edoardo, Carmelo e Cristina, e l’intera comunità di Tarquinia.Il confronto tra ctu si è aperto su richiesta degli avvocati dei genitori di Edoardo, l’avvocato Jacopo Macrì dello studio Perroni e associati, e gli avvocati dello studio Bruno Sgromo, allo scopo di fare maggiore chiarezza su alcuni aspetti che erano già emersi nell’udienza dello scorso 21 aprile 2021, circa la presunta assenza di alcuni reperti autoptici.

Come si ricorderà, Edoardo era affetto da un’aritmia che lo aveva costretto ad una cura farmacologica; una terapia interrotta pochi mesi prima del decesso, perché, secondo i medici che lo avevano in cura, le condizioni del ragazzo erano migliorate. Il processo in questione vede imputati due medici accusati entrambi di omicidio colposo. Il giudice del tribunale di Civitavecchia, Francesco Filocamo a maggio 2021 decise per il rinvio a giudizio ritenendo necessario un riscontro dibattimentale sulle fonti di prova per fare piena luce sulla tragica morte del ragazzo e sulle eventuali responsabilità, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Martina Frattin che a novembre 2020 aveva chiesto il rinvio a giudizio per entrambi i dottori la cui colpa sarebbe consistita “in negligenza e imprudenza”. I due professionisti sono accusati in particolare di “aver omesso di eseguire i dovuti accertamenti diagnostici per la diagnosi differenziale fra le possibili patologie, causa della grave instabilità ventricolare della quale era affetto Costa Edoardo, in particolare omettendo di disporre la biopsia endomiocardica, per aver, poi, omesso di disporre l’ablazione del focus aritmogeno”. Ad uno dei due medici è anche contestato di aver “omesso di disporre il ripristino dell’efficace terapia farmacologica che precedentemente era stata disposta”.

Resta il grido di dolore dei genitori di Edoardo che a distanza di tanti anni non hanno ancora risposte e temono la prescrizione (il 26 ottobre 2023). «Abbiamo sempre cercato di vivere il nostro dolore con dignità e discrezione – hanno affermato nei mesi scorsi Cristina e Carmelo - perché consapevoli che il dramma sia solo il nostro. Teniamo a precisare che non abbiamo sporto nessuna denuncia, ma fu il magistrato di turno che il 26 aprile del 2016, quando Edoardo giunse morto al pronto soccorso, volle vederci chiaro. In questo lungo percorso siamo stati umiliati, abbandonati e presi per visionari".

Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. La presunzione di innocenza si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”.

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