CERVETERI - «Veicoli obsoleti con problemi strutturali che non possono garantire la sicurezza, per la circolazione su strada» e ancora: «stato di abbandono» degli «spogliatoi» e dei «servizi igienici» per non parlare poi anche delle condizioni della «rimessa dove vengono svolte le mansioni di carico e scarico rifiuti e la connessa isola ecologicica in via Settevene Palo». Sono queste le condizioni di lavoro degli operatori del servizio di igiene di Cerveteri che da tempo chiedono riscontri alla ditta appaltatrice del servizio, tanto che ora l'Ugl ha deciso di avviare la procedura di raffreddamento davanti al Prefetto. Come denunciato spesso dai lavoratori, la situazione va avanti da diversi anni e nell'ultimo periodo sarebbe degenerata. «Gli automezzi sono in condizioni allucinanti, non hanno nessun requisito di sicurezza», ha spiegato il vicesegretario Lazio Igiene e Ambiente dell'Ugl, Marco Piconi. Un problema che potrebbe essere risolto dall'azienda che resterà "in carica" altri quattro mesi. Ad aprile scadrà infatti il contratto d'appalto sottoscritto tra la stessa e l'amministrazione comunale di Cerveteri. Dopodiché potrebbe subentrare un'altra ditta ancora. «I mezzi che venivano mandati a riparazione - ha spiegato Piconi - non venivano riparati perché non ci sono i fondi». Ora, vista la situazione e il tempo a disposizione dell'azienda in scadenza, sono sostanzialmente due le domande a cui il sindacato vorrebbe una risposta: «Come faranno ad arrivare a fine aprile? Cosa intendono fare in questi quattro mesi?». Da qui la decisione di chiedere la procedura di raffreddamento davanti al Prefetto. «Esporrò la mia preoccupazione e spero che con l'aiuto del Prefetto, azienda e comune trovino una soluzione». E poi ci sono i problemi all'interno dell'isola ecologica: «Gli spogliatoi e i servizi igienici sono fatiscenti. Si tratta di un grosso problema». E sulla struttura in via Settevene Palo, per il sindacalista, l'amministrazione comunale «già da tempo sarebbe dovuta intervenire pesantemente per risolvere la situazione. Non si possono far lavorare gli operatori in queste condizioni».


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