Come trattare gli infortuni riconosciuti attraverso esami e diagnosi mediche nel rugby ed in particolare nel Crc. È proprio quest’ultimo punto saliente che è importante: i servizi medici studiano e curano i giocatori infortunati nel rugby al fine di evitare possibili stati di aggravio. Quando e come gli atleti delle giovanili del Rugby Civitavecchia devono essere attenti alla salute e in caso di infortunio devono seguire un percorso adatto e impostare la riabilitazione per recuperare la piena funzionalità. Siamo giunti alla seconda puntata della rubrica Punto & Virgola del Rugby Civitavecchia, protagonista il dottor Manuel Angeletti, fisioterapista staff sanitario del Rugby Civitavecchia.


Dopo una diagnosi di trauma o lesione quali sono le attuazioni che deve fare un atleta di rugby e in particolare del Crc?


«Per prima cosa bisogna riuscire a seguire l’iter corretto, ossia fare i giusti approfondimenti in merito al tipo di trauma, contattando prima lo staff, che provvederà ad indirizzare l’atleta verso il giusto percorso riabilitativo. Nel Rugby in particolare, abbiamo traumi definiti diretti, essendo un sport da contatto, quindi le probabilità di infortuni sono maggiori e non bisogna sottovalutare l’entità del trauma. Ad esempio, un trauma che deve prestare particolarmente attenzione è quello alla testa, ponendo attenzione in primis alle commozioni cerebrali e le sue conseguenze».


Dall’analisi dei dati risalta notevolmente come gli infortuni agli arti inferiori siano in assoluto i più frequenti, la cura dove devi agire come aspetto curativo ha delle differenze nei tempi di ripartenza per poter rivedere l’atleta del Rugby Civitavecchia in campo?


«A livello casistico gli infortuni più comuni nel Rugby sono in primis le lesioni muscolari a carico degli arti inferiori, in particolare ai flessori, poi abbiamo le lussazioni di spalla, le tendinopatie, le lesioni legamentose al ginocchio e le fratture. Mi soffermo in particolare sulle lesioni muscolari, questi tipo di infortuni hanno bisogno di un’attenzione particolare, perché se non curate come si deve, possono superare il 30% di probabilità di recidivare in futuro sullo stesso punto di lesione del muscolo».


Dopo una diagnosi di trauma o lesione quali sono le attuazioni che deve fare un atleta di Rugby ed in particolare del Crc?


«È importante sicuramente che l’atleta conosca il suo corpo e segua le direttive dello staff. Ci sono dei tempi biologici che vanno rispettati, cosi come vanno rispettate le sensazioni dell’atleta. Vestire un programma riabilitativo sul giocatore non è mai facile, perché gli obbiettivi variano in base al momento della stagione, o alla partita successiva. Un programma di fisioterapia corretto prevede sicuramente quello di “curare” il dolore, ma anche prevenire che l’infortunio riaccada, con un follow-up periodico e il giusto allenamento».


Quando un atleta le chiede dopo un trauma o una lesione che può fare, come si deve approcciare, quando può tornare ad allenarsi normalmente, se gli farà male o bene fare questo o quell’altro, cosa le suggerisce?


«Anzitutto bisogna non avere fretta mi rendo conto che sia la principale preoccupazione per l’atleta e per i genitori degli atleti più piccoli. Dopo gli accertamenti del caso passando prima da un ortopedico o specialista e da un esame diagnostico ci si renderà conto dell’entità dell’infortunio e si potrà iniziare un percorso riabilitativo incentrato sull’atleta. Concludo con una motivazione che affronta il punto di vista riabilitativo-mentale: Ecco perché lo sport del rugby è palestra di vita perché praticare sport è un’ottima soluzione per lavorare sulla propria resilienza e rialzarsi da un incidente inatteso più forti e maturi che mai».


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