L’Italia aveva 10 punti percentuali in meno rispetto agli altri Paesi. In coincidenza con il Covid, a inizio 2020 i livelli di ricerca di informazioni sulla salute su web sono aumentati e hanno raggiunto i livelli degli altri Paesi. I valori sono addirittura diventati sovrapponibili a febbraio 2021. E’ lo spaccato sull’andamento della ricerca su web in tema di salute da giugno 2019 fino a novembre 2022 in 4 Paesi (Italia, Usa, Uk e Spagna) registrati da Sensemakers e ComScore Italia presenti nel corso del Talk ‘Dott. Google e gli altri: come si informano gli italiani’, nono webinar promosso e organizzato da Alleati per la Salute, il portale dedicato all'informazione medico-scientifica sostenuto da Novartis.


“C’è un trend – osserva Fabrizio Angelini, Ceo Sensemakers e ComScore Italia - che ultimamente accomuna noi alla Spagna e a Uk che mostra una discesa, quasi si stia riducendo quanto guadagnato, mentre i trend degli Usa sono i più stabili. L’aumento di interesse è un dato positivo, soprattutto se si va verso siti istituzionali. La tecnologia è neutra per definizione, ma in un ambito come la salute pubblica è fondamentale l’autorevolezza della fonte. La maggioranza della comunicazione mi pare arrivi da fonti autorevoli e, in ogni caso, c’è comunque una verifica con una persona fisica, il medico, il farmacista, anche se una prima ricerca si fa online, non ci vedo nulla di strano né di negativo”.


Tonino Aceti, fondatore e presidente Salutequità concorda, ma "serve la certificazione dei contenuti. E’ vero che ci sono nel tempo sempre più informazioni corrette, ma è anche vero che informazioni scorrette girano ancora e questa è una situazione di particolare criticità per il livello di alfabetizzazione sanitaria degli italiani su cui si deve continuare a lavorare. Si deve lavorare sull’alfabetizzazione sanitaria e sull’informazione corretta. E’ chiaro che il punto di riferimento deve rimanere il medico, il professionista sanitario, c’è un passaggio ineludibile tra quello che si legge sul web e il medico”.