Una "Pulce" sempre più affamata di gloria prende a morsi il presente, addenta la preda con tutta la sua ferocia e trascina l’ Argentina spedendola nel mondo dei sogni più belli. L’Albiceleste con la qualità dei suoi interpreti non cade nella trappola croata e conquista la sua sesta finale della storia iridata spinta dal suo numero Dieci, al suo Mondiale più bello ed esaltante, fatto di grinta e coraggio, rabbia e cinismo. Suo il rigore che dopo oltre mezz’ora spezza l’equilibrio del match di Lesail gestito fino a quel momento da una Croazia viva, aprendo così le acque alla sua squadra che trova subito il raddoppio con Alvarez pochi minuti dopo per poi chiudere la sua notte stellare con un assist ancora ad Alvarez a metà ripresa per il 3-0 finale. Nella sera in cui raggiunge Mattheus come numero di partite al Mondiale (25), la Pulce ha celebrato la sua undicesima rete con l’Albiceleste al Mondiale, spodestando Gabriel Batistuta, e ora ha una voglia matta di non fermarsi proprio sul più bello. C’è da dimenticare il ko del 2014 con la finale persa in Brasile contro al Germania tra conati di vomito e mestizia e prendersi quella coppa che ancora manca al suo formidabile palmares. Il Mondiale 2022 prende infatti ufficialmente i contorni di quello del 1986 targato Maradona, per le giocate che il campione del Psg sta elargendo in questa edizione iridata, l’ultima della sua carriera.



E pensare che otto anni fa a Rio, travolto dalla delusione, aveva meditato di lasciare la "Seleccion". La Croazia, che aveva fatto fuori il Brasile, nulla ha potuto davanti alla compattezza difensiva dell’Albiceleste che, dopo una mezz’ora di solidità, ha atteso il momento giusto per colpire sfruttando un disattenzione fatale della retroguardia croata. La rete ha scombinato i piani della squadra di Modric, che non è riuscita a cambiare l’inerzia di un match che sul finire del primo tempo, con il raddoppio di Alvarez, ha preso una via senza ritorno. In avvio di partita la Croazia è compatta e attenta e non si limita ad aspettare i sudamericani. E oltre alla qualità del palleggio sfrutta la sua caratteristica che è quella di saper gestire i ritmi della partita obbligando gli avversari a giocare fuori ritmo con Brozovic che prova a prendersi spazi di campo nella metà campo Albiceleste. I croati si trovano a memoria e mettono in difficoltà la costruzione della manovra degli argentini che al 13’ reclamano un calcio di punizione dal limite per un contatto con Guardiol ma per Orsato è tutto regolare e si può proseguire. Al 22’ Messi prova un assist, sulla falsariga di quello vincente nei quarti contro l’Olanda ma la difesa croata non si fa sorprendere. La partita è tattica, si gioca sul filo dell’equilibrio e serve una fiammata o un errore per sbloccarla. A commetterlo è la Croazia che al 33’ legge male una imbucata nell’area di rigore croata di Alvarez atterrato da Livakovic che viene ammonito. Orsato non ha nessun dubbio per il penalty che Messi realizza con un tiro imparabile, potente a mezza altezza. È l’undicesimo gol iridato per il 10 dell’Albiceleste, che stacca Batistuta e diventa il miglior marcatore dell’ Argentina nella storia del torneo. Oltre a raggiungere Mbappè nella classifica marcatori è anche la settima volta che la Pulce porta la sua Nazionale in vantaggio ad un partita del mondiale. La Croazia prova subito a reagire, si getta in avanti e all’ Argentina basta una ripartenza confezionata in maniera corale avviata con cinque uomini, per colpire ancora. Da centrocampo Juan Alvarez entra in area e grazie ad un rimpallo favorevole si trova il pallone con il destro, anticipa Sosa arrivato scomposto al contrasto e mette il pallone in rete. La Croazia gioca ma l’Albiceleste segna e ora per la squadra di Modric si fa dura.



Livakovic nel finale salva la Croazia dal tracollo deviando in angolo un colpo di testa di McAllister. Nella ripresa la Croazia cerca subito di colpire, prova a tenere palla tessendo la sua solita tela di passaggi ma la difesa argentina è solida e non commette errori. Messi è immarcabile, scambia con Enzo Fernandez, vince il duello con Gvardiol e dall’intero dell’area cerca di sirprendere Livakovic. Poi al 69’ si inventa un’azione alla Maradona, salta sulla destra tre giocatori entra in area e serve l’accorrente Alvarez che non sbaglia la girata sotto porta. La gara finisce qui, la Croazia abdica, esce Modric all’80’ mentre poco prima nell’ Argentina Scaloni concede un quarto d’ora a Dybala al posto di Alvarez. L’ Argentina chiude in avanti, la Croazia manca la seconda finale cinsecutiva dopo quella conquistata quattro anni fa e si inchina davanti ad un campione che come Maradona vuole prendersi il mondo.