CIVITAVECCHIA - È tornato a casa, convinto forse di essere al sicuro, con i carabinieri e le altre forze dell’ordine impegnati a cercarlo altrove. Ed invece, proprio qui, è stato arrestato, dopo più di 48 ore di latitanza. È terminata ieri, attorno alle 13, la fuga del 24enne tunisino Adouni Mokhtar, accusato di tentato omicidio aggravato. L’uomo, nella notte tra domenica e lunedì, ha colpito con diverse coltellate alla schiena e al collo la moglie, la 31enne Erika Esposito, al termine di una violenta lite per motivi di gelosia, facendo poi perdere le sue tracce.

LA SEGNALAZIONE Ieri mattina sono arrivate le segnalazioni ai carabinieri per la presenza dell’uomo, addormentato nel garage di casa, in via Cantù, una traversa di via Terme di Traiano, nella parte alta della strada. Gli stessi familiari della ragazza, che abitano al piano superiore, hanno notato l’uomo, lanciando immediatamente l’allarme. È bastato poco ai militari della Compagnia di Civitavecchia, coordinati dal capitano Mattia Bologna, per raggiungere la palazzina, costantemente monitorata in questi giorni. Strada interdetta, macchine sul posto, militari in ogni angolo. Niente è stato lasciato al caso. Per qualche ora la zona è stata off-limits. Necessaria sul posto anche la presenza dell’ambulanza del 118. Il 24enne infatti si trovava in uno stato di semi ipotermia, ferito tra l’altro al dito di una mano. Tanto che, una volta fermato dai carabinieri, è stato trasferito all’ospedale di Tarquinia. La scelta del nosocomio è stata di fatto obbligata, considerando che la moglie del tunisino è ancora ricoverata al San Paolo.

LE INDAGINI  Che sia tornato a casa per prendere alcuni effetti personali ed i documenti, e magari tentare la fuga all’estero, che si sia avvicinato perché stremato o solo perché aveva capito di non avere più scampo. Tutte ipotesi che potranno essere chiarire una volta interrogato. Fatto sta che, proprio lo stato in cui è stato trovato Adouni Mokhtar confermerebbe il fatto che il giovane tunisino abbia trascorso questi due giorni e mezzo all’addiaccio, probabilmente nascosto nelle campagne tra via Terme di Traiano e via Braccianese Claudia, dove tra l’altro si erano concentrate proprio le ricerche delle forze dell’ordine in questi giorni e dove era stato anche agganciato il suo telefono cellulare. È lì che probabilmente ha perso anche il coltello con il quale ha colpito la moglie, ferendosi alla mano. È una delle pochissime cose che avrebbe detto ai militari. Ma due giorni e due notti senza riposare, senza mangiare e bere, alla pioggia e al freddo, lo avrebbero stremato. Il tasso glicemico al minimo conferma che non avrebbe toccato cibo in questi giorni, dormito pochissimo, per il freddo soprattutto, considerato lo stato di semi ipotermia nel quale è stato trovato, bevendo la poca acqua che avrebbe trovato, forse raggiungendo qualche fontana. I carabinieri non avevano escluso neanche la possibilità che, una volta resosi conto del gesto compiuto, avesse potuto lui stesso compiere un gesto estremo. E invece fino all’ultimo ha tentato la fuga. Invano.

LO STATO DI FERMO Il tunisino è stato ricoverato per circa tre ore all’ospedale di Tarquinia. Una volta che i parametri sono tornati nella norma, è stato dimesso e trasferito alla caserma dei carabinieri di via Antonio da Sangallo,sottoposto a fermo di indiziato con l’accusa di tentato omicidio aggravato. In tarda serata è stato quindi associato al carcere di Borgata Aurelia, in attesa dell’interrogatorio disposto dall’autorità giudiziaria. Per ora pochissime parole, solo un “mi dispiace” sussurrato. «Un plauso ai carabinieri che senza sosta lo hanno braccato - ha scritto il padre di Erika sui social - mettendolo in condizione di essere catturato: ora spero che la giustizia faccia il proprio dovere».