Annamaria Lupi

Da territorio ignorato per decenni a Eldorado per le aziende che operano nel settore delle rinnovabili. La Tuscia, con le sue aree di pregio paesaggistico e storico e dalla natura incontaminata, negli ultimi anni è diventata terra di conquista, presa d'assedio da impianti eolici e pannelli fotovoltaici. E ora la crisi attuale, complice l'assenza di lungimiranza politica in materia di autosufficienza energetica, rischia di aggravare ulteriormente la situazione trasformando il Viterbese in mero suolo per ospitare “monumenti” eolici e distese di pannelli di silicio. In queste ultime ore ad accendere i riflettori sull'invasione di impianti per le rinnovabili è l'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG) che martedì ha inoltrato «uno specifico atto di intervento nel procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso, relativo al progetto di centrale eolica “Viterbo Energia” presentato dalla società romana Fred. Olsen Renewables Italia s.r.l. nelle campagne fra Viterbo, Montefiascone e Celleno». Progetto che prevede l’installazione di tredici pale eoliche alte 250 metri, elettrodotti, opere connesse, per una potenza complessiva pari a 33,6 MW a breve distanza dal borgo medievale di Montefiascone e dalla sua Rocca dei Papi. L’associazione ritiene «pesantissimo e non adeguatamente considerato l'impatto ambientale cumulativo con numerosi altri impianti eolici e con il progetto per la realizzazione di una centrale fotovoltaica (potenza 40,93 MWp), anch'esso assoggettato a procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso, esteso più di 54 ettari nelle campagne e nelle macchie di Falaschino (Bagnoregio), Coste Lombarde (Celleno e Viterbo), Campo Salmo (Viterbo) e Grotte S. Stefano (Viterbo e Vitorchiano), in una zona già aggredita dalla speculazione energetica».Secondo il GrIG il progetto di centrale eolica “Viterbo Energia” appare «non autorizzabile anche perché in violazione della fascia di rispetto di sette chilometri dalle aree tutelate con vincolo paesaggistico o culturale, a ridotta distanza dalla zona di protezione speciale “Monti Vulsini” e dalla zona speciale di conservazione/zona di protezione speciale Calanchi di Civita di Bagnoregio». «La speculazione energetica, purtroppo da anni, ha aggredito la Tuscia: secondo dati non aggiornati, siamo di fronte a ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti in pochi anni, che interessano complessivamente oltre 2.100 ettari di terreni agricoli e boschi» a cui si sommano «i numerosi progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione».«La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull'ambiente e sui contesti economico-sociali locali» evidenzia l'associazione che, ribadendo un netto stop alla speculazione energetica, “suggerisce”: «Gli impianti produttivi di energia da fonte rinnovabile andrebbero ubicati in aree già degradate, in zone industriali, nonché con l'utilizzo dei tetti e coperture di edifici già esistenti».Plauso all'iniziativa del Gruppo d’intervento giuridico da AssoTuscania, pronta a schierarsi in questa battaglia «contro l'ennesimo scempio annunciato nella Tuscia».Donata Pacces, presidente AssoTuscania, in merito al progetto della centrale eolica !Viterbo Energia” rimarca l'adozione «delle stesse modalità già utilizzate per l'impianto eolico di Tuscania: 16 torri da 250 metri tra Tuscania, Tessennano, Arlena di Castro. In un territorio già invaso da decine di pale eoliche e centinaia di ettari di fotovoltaico, con in più la minaccia del deposito unico scorie nucleari».L’associazione si mette a disposizione «per portare avanti insieme un'azione anche dura contro il nuovo impianto eolico».